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Ninotchka

Regia di Ernst Lubitsch vedi scheda film

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La recensione su Ninotchka

di degoffro
8 stelle

"Garbo laughs!" (la Garbo ride), con questo slogan Hollywood lanciava nel 1939 "Ninotchka", prima commedia interpretata dalla diva di Anna Karenina, Mata Hari e Margherita Gauthier. Varie leggende accompagnano la nascita del film: l'aneddoto su come la Garbo accettò la parte, nel corso d'un incontro in piscina con l'autore ungherese Melchior Lengyel; il favoloso compenso che sembra questi avesse ottenuto per il soggetto, poi rielaborato da una squadra di sceneggiatori in cui spiccava il brillante e pungente Billy Wilder...Il film fu accolto con straordinario successo e il merito va diviso fra il talento sublime di magnifici interpreti in stato di grazia, l'ironia tagliente e velenosissima degli sceneggiatori, il tocco inimitabile, in cabina di regia, dell'immenso Lubitsch, il plot tenero e spiritoso, elegante ed intelligente, profetico ed esilarante. Nell'anno di "Via col vento" solo quattro nomination per un film magico ed irresistibile: per il miglior film, la migliore sceneggiatura, il miglior soggetto e per la divina Greta. Successivamente il copione divenne un musical per Broadway ed ebbe anche due remake per il grande schermo: "La bella di Mosca" con Cyd Charisse e Fred Astaire nel cast e "La sottana di ferro" con Bob Hope e Katherine Hepburn. Alcuni anni prima della guerra mondiale, Mosca invia a Parigi tre agenti Iranoff, Buljanoff e Kopalsky: portano con sè i gioielli della granduchessa Swana, che il regime sovietico ha confiscato e vuol vendere. La granduchessa decide di opporsi, con tutti i mezzi, alla vendita, e dà al proprio amante, il conte Leone, l'incarico di agire in questo senso. Il conte avvicina i tre agenti e riesce a farseli amici, iniziandoli, senza troppe difficoltà a dire il vero, alle delizie della vita godereccia parigina. E vedere i tre allegri agenti, scatenati e baldanzosi, perfettamente a loro agio tra lussi e vizi sfrenati e dissoluti, completamente dimentichi dei fondamentali principi di rigore e austerità della dittatura staliniana, rinnegata e per nulla rimpianta è un vero spasso: su tutte la sequenza in cui alcune cameriere vestite come conigliette alla "Playboy" portano delle sigarette agli estasiati e incantati Iranoff, Buljanoff e Kopalsky. Di fronte a questo spettacolo inconcepibile e scandaloso per i suoi occhi Ninotchka non può che esclamare: "Dovete avere fumato parecchio". E la bella, austera ed incorruttibile Ninotchka, temibile commissario del popolo, viene mandata a Parigi proprio per indagare sulle strane lentezze della commissione, che ormai sta inevitabilmente soccombendo ai piaceri del mondo occidentale. Armata di utopie e sprezzo per i lussi borghesi, la ragazza attacca la gaudente e miserevole, almeno per lei, società francese con staffilate acide e spietate. Di fronte a tutte le luci che illuminano di notte Parigi afferma "E' uno spreco di elettricità", e per quanto riguarda gli uomini ha idee piuttosto chiare: "Gli uomini sono arroganti nel mondo occidentale: è colpa di tutti i soldi che si guadagnano. Non siete altro che il prodotto di una civiltà morente: non posso che compiangervi". Anche l'incontro con Leone, irresistibilmente attratto ed incuriosito dalla donna dà luogo a dialoghi spumeggianti e frenetici. "Il vostro piano quinquennale mi interessa da almeno dieci anni" dice Leone. "Non date importanza al mio sesso: siamo qui per lavorare, non perdiamo altro tempo." "Siete un interessante soggetto per studi: cosa fate per l'umanità? Soggetti come voi non esistono in Russia: è per questo che ho fiducia nel futuro del nostro paese". Nonostante le iniziali e convinte resistenze di Ninotchka, del tutto insensibile alla corte spudorata ed insistente di Leone, anche perché ferma e decisa sulle sue posizioni specie in tema d'amore ("L'amore è un poetico appellativo di un banale progetto biologico o chimico: per me è solo un impulso!"), complice anche una memorabile cena in una trattoria di operai, dove Ninotchka, dopo avere ordinato crape e carote (in fondo "Il cibo non ha importanza per me: mi importa solo l'avvenire del popolo"), dapprima seria di fronte alle molteplici barzellette di Leone, scoppia a ridere improvvisamente, fragorosamente e incessantemente quando l'uomo cade dalla sedia, nasce inaspettato l'amore ("Non chiudermi mai in una fotografia: non sopporterei mai di finire in un cassetto, non potrei respirare", dice a Leone in un momento di profonda confidenza), ostacolato dalla granduchessa che riuscirà a rispedire Ninotchka in Russia. Tornati a Mosca, Ninotchka e i suoi compagni rimpiangono insieme i bei giorni di Parigi (altro momento spumeggiante ed esilarante), ma immancabile sarà il lieto fine, con il definitivo risveglio della femminilità di Ninotchka e il suo sogno d'amore finalmente coronato. "Il film di Lubitsch, fatto di un'alchimia rara, umanizza la Garbo, mette in gioco il mito senza dissacrarlo, anzi rende questa dissacrazione un elemento base della sua drammaturgia. L'immagine della Garbo tragica e austera viene stretta negli abiti senza forma della funzionaria russa tutta d'un pezzo, per poi scoprirne piano piano l'altra faccia godereccia e vitale. Accettando quella parte la Garbo volle essere a tutti i costi diversa da se stessa, scrollarsi di dosso l'aura di sfinge intoccabile. Ma era un azzardo e non poteva accadere due volte. Anche perché come disse lei stessa a proposito di Lubitsch a dirigerla in quella occasione c'era il più grande regista allora in campo a Hollywood. Per non parlare della penna di Billy Wilder." (Gianni Amelio). Leggero, acuto, brillante, romantico e allegro, critico (e non solo nei confronti della rigida società russa) e geniale, basato sulle opposizioni (capitalismo e comunismo, vecchia e nuova Russia, Mosca e Parigi, uomo e donna, amore e dovere), con diversi momenti memorabili. La Garbo per la prima volta saggia le sue abilità nella commedia e si dimostra espertissima della tempistica comica. Ma anche Melvin Douglas non le è da meno e i dialoghi con il suo maggiordomo ("Ti rendi conto dell'ingiustizia dei nostri sistemi sociali?") sono da tramandare a memoria. Un cult assoluto, non a caso citato più volte tra le commedie più riuscite di tutti i tempi. Inimitabile ed eterno: un sempreverde che conserva ancora oggi tutto il suo smagliante e scintillante fascino.
Voto: 9

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