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Per amor vostro

Regia di Giuseppe M. Gaudino vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Per amor vostro

di viacristallini99
7 stelle

Generalmente non amo i film ambientati nella Napoli malavitosa. Infatti, se scrivo di questo film è perché ritengo che sia un omaggio al coraggio ed alla emancipazione di una donna normale. La normalità ci incoraggia perché appartiene a tutti, mentre l'eroismo è di pochi e quasi sempre soccombe nella rappresentazione cinematografica.

A Napoli piove, il cielo è sempre grigio, il mare cupo e tempestoso. Niente rumori: la pioggia non batte; il vento non ulula; il mare non frange.  E’ solo un incubo.  L’incubo della protagonista che, com’è nella tradizione dei simboli cinematografici, si esprime così.  Ma è anche il male di questa città che mina la pace dei suoi cittadini. E’ l’incubo universale di chi vive a stretto contatto con il male affare e la violenza e, cercando comunque di sopravvivere, porta con se i segni inesorabili della  rassegnazione.   La protagonista scava nel suo passato e trova radici profonde di questo male.  La cultura dell’ignoranza, della miseria, della violenza, dell’indifferenza, ha nutrito i suoi primi passi nella vita e l’accompagna ovunque ed in ogni tempo. La famiglia di origine ancora grava finanziariamente sulle sue spalle, mentre Il marito, affiliato alla malavita, la fa vivere nell’agiatezza in cambio di violenze e sopraffazioni.  Malgrado i fardelli che porta sulle spalle, la donna provvede con amore ed allegria all’educazione dei figli ed insieme ad essi costituisce un nucleo ristretto di persone dall’apparenza felice e distaccato da tutto il marcio che lo circonda.   Ma i sogni non sono sempre incubi. Un ricordo felice di un momento di grazia affiora spesso alla sua mente. Quel lancio da “colombina” dal terrazzo del collegio al cortile, appesa ad una corda, le dimostra di essere stata una donna coraggiosa e capace.  Ma, ancor più, è il riconoscimento del proprio ardire da parte della società buona (quelle monache che l’avevano accolta ed allevata forse con amore) la chiave simbolica di svolta della sua vita. Capisce che se vuole ricominciare non partirà dall’anno zero. Quel male che si porta dietro è un fardello pesante ma non le impedirà di fare strada.  La freschezza del carattere, malgrado le mazzate; il coraggio di mettersi in discussione malgrado le minacce di quel mondo ignorante e violento che la circonda; lo sguardo rivolto ad un futuro che è alla sua portata, l’aiuteranno a percorrere la nuova strada. Infatti, sebbene fortemente avversata dal marito, entra caparbiamente nel mondo del lavoro e si concede, per la prima volta nella vita, all’amore e alla passione verso un uomo gentile che incontra nel nuovo ambiente; senza però perdere di vista i propri interessi prioritari: l’autonomia lavorativa e l’educazione dei propri figli.  Man mano capisce che il marito-padrone può essere sconfitto se non ne ha paura e lo sfida mostrando indifferenza agli schiaffi e ridendo delle minacce.  In questo modo, quel male, se pur pernicioso,  appare nella sua fragilità.  Mette in mostra la codardia del malfattore.  La violenza del malvagio finisce per non essere più produttiva di un interesse materiale e resta solo uno sfogo per la perdita del proprio potere sulla perseguitata.  Ma la rabbia porta a gesti inconsulti e, così, nel tentativo di ucciderla per mano del suo amante, manifesta alla moglie l’estrema perfidia di quel mondo. In compenso, scompare, insieme al complice, definitivamente dalla scena.  Scoprire che il mancato assassino è proprio l’uomo che le aveva fatto conoscere l’amore, non la distrugge.   Andrà per la sua strada, con animo leggero, e nulla la fermerà.

Che dire di questo personaggio!  E’ moderno. E’ vincente; è ottimista.  Quell’ottimismo di cui abbiamo bisogno per uscire dal sottosviluppo ed orientarci verso l’autodeterminazione del nostro futuro. E’ lontano dallo stereotipo dell’eroina, così caro al cinema realista, che poi soccombe di fronte al male.  Combatte con determinatezza ma senza la fierezza roboante dei “trascina popoli”.  E’ una donna normale che si muove come se tutto ciò che la circonda fosse normale.  E’ questo suo non essere Anna Magnani che la porterà alla vittoria.  

Valeria Golino è grande.  Gli altri attori non lasciano traccia di se.  Anche Napoli scompare. E, forse, è giusto così.

Per finire, una notazione sulla scelta del titolo del film.  Quell’accento sul senso di colpa della protagonista per aver vissuto nella consapevolezza di godere dei frutti del malaffare, resta del tutto trascurabile e non appare nella centralità della storia. Forse quel senso di colpa alberga nella sola mente del regista ma volutamente (e ritengo giustamente) la Golino non lo ha rappresentato.

 

6 ottobre 2015                                         (viaCristallini99)    

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