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Chiudi gli occhi

Regia di Marc Forster vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Chiudi gli occhi

di alan smithee
5 stelle

Gina e James sono una coppia perfetta: belli, giovani, benestanti, propensi ad amarsi e a moltiplicarsi. Vivono in Thailandia in una grande metropoli ove lui fa l'assicuratore e lei si diletta ad insegnare musica e canto a bambine del quartiere.

Certo la donna, bellissima, è cieca dall'età bambina a causa di un incidente stradale in cui persero la vita entrambi i genitori, e solo la sorella ne uscì praticamente illesa.

Pertanto Gina vive in perfetta simbiosi con un marito che la ama e la segue in ogni circostanza, quasi facendosi inconsciamente forza della intrinseca inevitabile dipendenza della donna a lui.

Ma quando un oculista riferisce alla coppia che un occhio della donna può essere riportato a vedere grazie al fatto che il nervo ottico invia ancora segnali al cervello, la donna accetta di sottoporsi ad un trapianto di cornea piuttosto complicato, che tuttavia riesce, permettendo alla donna di riacquistare almeno parzialmente, la vista.

Il ritrovare l'emozione di poter vedere, se da un lato riapre porte e mondi ritenuti perduti, dall'altro rende Gina più sensibile, forse addirittura suscettibile, comunque diversa da quando non poteva percepire con il senso principale; e James si trova in qualche modo spodestato del suo ruolo di sovrano dolce ma incontrastato, messo da parte dinanzi ad una realtà ormai facilmente percepibile, che espone la donna a prese di coscienza di come l'altro sesso la apprezzi e la corteggi in modo inequivocabile.

Cambiamento di ruoli, precarietà di equilibri, ed ecco che un avvenimento positivo e sensazionale, alimenta sentimenti fino a quel momento impensabili e neppure percepibili, in grado di arrecare fratture ad una intesa fino a quel momento perfetta.

"Chiudi gli occhi" non sceglie puerilmente la strada del thriller scontato tutto colpi di scena, o almeno vira le sue argomentazioni sul lato squisitamente psicologico di un disagio che la novità arreca ad una routine che si pensava perfetta, viste le circostanze del passato, ormai solo più un ricordo lontano.

E la regia prova anche, con un discreto successo, a perdersi in riflessioni e finezze visivo-emozionali come la percezione del senso di vertigine che il riacquisto della vista regala o restituisce alla protagonista.

Marc Forster ci coinvolge con la sua direzione stilisticamente impeccabile, originale, elegante, all'interno di un menage privato in cui le certezze vengono a mancare ed i ruoli in qualche modo si invertono. Gina ricquistando la vista, diviene padrona giorno dopo giorno della priopria vita, e di questo James, gelosissimo sino a divenire criminale, ne soffre oltre ogni ragionevolezza.

Se tecnicamente il film funziona, forte anche di una ambientazione thailandese insolita e originale, qualcosa che incespica si incontra nella sceneggiatura, che si prende sin troppo tempo per arrivare al dunque, restando vieppiù fumosa, quasi non avesse il coraggio di compromettere del tutto i due personaggi, impegnati ad affrontare una mutazione non solo fisica, ma anche caratteriale, che nessuno dei due riesce a gestire mantenendo il rispetto per l'altro.

In tal caso il film, indeciso e prudente, appare un compromesso troppo incespicante tra genere thriller e dramma sentimentale, nonostante l'alchimia tra i due protagonisti, il massiccio Jason Clarke e la gazzella Blake Lively, funzioni bene sotto diversi punti di vista.  

 

 

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