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Regia di Marc Forster vedi scheda film

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La recensione su Chiudi gli occhi

di Furetto60
4 stelle

Ambizioso dramma con risvolti thriller, non convince

Gina, in seguito a un incidente automobilistico, in cui i genitori hanno perso la vita, è sopravvissuta, ma è rimasta cieca,già da bambina. Attraverso dei continui flashback, lei rivede con la sua immaginazione, continuamente la scena “maledetta” della sciagura. Ormai la donna è adulta, sposata e completamente dipendente dal premuroso marito James, che è per lei l’unica interfaccia con il mondo. La coppia, che vive a Bangkok, per motivi legati al lavoro di James, sta cercando di avere un figlio ma, nonostante i numerosi tentativi, che peraltro sono esibiti senza troppi veli, agli spettatori, Gina non rimane mai incinta, si scoprirà poi che James è sterile. Ciononostante i coniugi vivono piuttosto serenamente. Un giorno durante una visita di “routine” il medico, confida a Gina che ci sarebbe, una possibilità tramite intervento chirurgico di un recupero parziale della vista. Cosi appena si libera un posto, Gina si sottopone ad un miracoloso trapianto di cornee e riacquista parzialmente la vista. Questo cambiamento, in positivo della qualità della vita di Gina, teoricamente dovrebbe arrecare una rinnovata felicità alla coppia, in sostanza rischia però di incrinare il loro rapporto, James diventa sempre più geloso e lei sempre più esigente, cieca da anni, si ritrova a osservare di nuovo il mondo con i propri occhi e a vederlo diverso da come lo aveva immaginato, probabilmente scopre anche di non amare il marito, che “vede” per la prima volta, per come è veramente, infatti lo tradisce con un aitante giovanotto, restando anche finalmente incinta.La storia prende la forma di un torbido thriller, James spaventato dalla nuova Gina, boicotta la sua terapia, sostituendo dolosamente il collirio, che per il mantenimento della cura alla cecità, sarebbe fondamentale. Il finale non si rivela, non solo per evitare spoiler, ma perché francamente non è per nulla chiaro. La regia tenta un impostazione ambiziosamente introspettiva sulla delicata questione, della privazione della vista prima e del suo recupero dopo. Rischia però di impantanarsi, nelle proprie velleità, scegliendo risvolti poco verosimili e incartandosi in un racconto ridondante e anche pesante. Marc Forster, si concentra soprattutto sulla messa in scena, anziché sulla profondità della storia. Il pubblico vede il  mondo, dalla prospettiva della non vedente e questo sul piano squisitamente tecnico, pare funzionare abbastanza bene. Invece è nel rapporto della coppia, che il film si arena, non scendendo in profondità e lasciando irrisolti troppi interrogativi

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