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Zona d'ombra

Regia di Peter Landesman vedi scheda film

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La recensione su Zona d'ombra

di gerkota
8 stelle

Ottima ricostruzione filmica di una storia vera questo Zona d’ombra (Concussion il titolo originale) del regista newyorkese Peter Landesman, che al suo terzo lungometraggio fa pieno centro (dopo gli insignificanti Porkland e Felt). Fin dai primi secondi, con i titoli di testa che ancora scorrono, lo spettatore è trascinato e coinvolto emotivamente nella drammatica vicenda scritta dallo stesso Landesman, ispiratosi all’articolo di Jeanne Marie Laskas intitolato Game Brain (Gioco di cervello). Ed è proprio il cervello uno dei protagonisti principali. Una mela immersa in un barattolo pieno d’acqua. Se quello stesso barattolo è sbatacchiato per decine e decine e centinaia di volte, la mela, prima o poi, si riduce in poltiglia. È ciò che fu scoperto avvenire per la scatola cranica e il suo contenuto ai giocatori di football americano, lo sport più amato negli States. La vicenda segue la parte professionale più gloriosa dell’eccentrico neuropatologo nigeriano e ‘mago’ delle autopsie Bennet Omalu, emigrato a Pittsburgh. A impersonarlo è un magnifico Will Smith, chiamato a una delle sue più impegnative caratterizzazioni. Perfetto nel liberarsi del suo più consueto proporsi come un afroamericano doc e nel riprodurre il sorriso ingenuo ma intelligente, così come il caratteristico modo di muoversi e di rapportarsi col prossimo degli africani originari. Il 47enne attore di Filadelfia è appoggiato con maestria da interpreti di calibro: in particolare Albert Brooks (il suo mentore); un ispirato – anche se piuttosto appesantito - Alec Baldwin (il medico redento), la bellissima Gugu Mbatha Raw (la fedelissima e determinata moglie), apprezzata in La ragazza del dipinto (2013). Una parte troppo striminzita per David Morse (eccessivamente caricaturale il trucco cui è stato sottoposto), nei panni del giocatore-mito Mike Webster, il primo atleta di cui fu provata la perdita della ragione e il cui suicidio ispirò le scrupolose ricerche del dottor Omalu che portarono alla classificazione della CTE (encefalopatia cronica traumatica). Il film mette anche in luce con limpidità la sfrontatezza e l’insensibilità dei poteri forti qual è, in questo caso, la NFL (National Football League), che tentò di distruggere l’esistenza dell’uomo il quale, con le sue rivelazioni scientifiche, mise a rischio il successo di una delle macchine per soldi più potenti del mondo. Come successo ai fumatori con le sigarette, anche i giocatori di football oggi sono al corrente che ciò che fanno per mestiere, con alte probabilità fa rischiare loro la vita. Da non perdere. Voto 8,5.

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