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Zona d'ombra

Regia di Peter Landesman vedi scheda film

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La recensione su Zona d'ombra

di mc 5
10 stelle

Mi aspettavo qualcosa di diverso. Ammetto che ero anche un po' prevenuto. E' che con Will Smith non si sa mai cosa si trova. A parte che -mi sfogo subito così mi tolgo il sassolino dalla scarpa- Smith da quando è stato trascinato (almeno a quanto mi risulta) da quell'altro minchione del suo amichetto Tom Cruise dentro a quella merda di Scientology, mi è entrato in profonda antipatia, se poi diamo un'occhiata alla sua filmografia recente troviamo solo roba scarsa e basta (dal terribile "Focus" all'appena passabile "After Earth", una pena). E invece dopo una serie di pellicole dove non fa che autocompiacersi e vivere di rendita, stavolta il divo supermilionario di Hollywood finalmente azzecca un buon film (se non ottimo) e un ruolo che gli permette di fare l'istrione, nel senso di tirare fuori le qualità che il buon Will certamente possiede ma che spesso la sua probabile pigrizia gli fa tenere in un cassetto. Intanto va segnalata l'originalità del tema centrale. Qui si mette il dito (e anche a fondo) nella piaga dei danni che può fare lo sport quando non ci sono regole che ne moderino gli aspetti più violenti e soprattutto di quanto le leggi e le istituzioni sportive abbiano poco a cuore il controllo della materia, in favore invece della godibilità dello spettacolo sportivo. E' un tema delicato che ci potrebbe portare lontano. Nel film si analizza solo l'ambito del calcio americano ma -volendo- potremmo allargare il discorso (per dire) al rugby e soprattutto al pugilato, specie in quest'ultimo dove ci sono campioni (e non) che a furia di mazzate si friggono il cervello (personalmente sono anni che mi interesso al problema ma mi sento totalmente isolato, perchè vabbè "la nobile arte" ma gli esseri umani non sono gladiatori che scendono nell'arena, perchè il ring cos'altro è se non un'arena?). Okay ma torniamo al film, che oggi non mi va di farmi il sangue cattivo. Insomma, abbiamo questo giovane medico che pratica autopsie (proveniente dalla Nigeria, arrivato nella Grande Nazione in cerca di un futuro). Lui è persona assai mite e molto sensibile alle tematiche etiche e psicologiche attinenti alla morte. E per questo viene quasi "mobbizzato" dai colleghi che o lo sbeffeggiano o lo attaccano. Poi vabbè c'è il siparietto amoroso di una donna nera che gli dà un bambino (storiella che comunque è trattata con dignità e con tenerezza, senza troppi arruffianamenti). Ma poi si entra nel "cuore" del film. E questo accade quando si punta il riflettore su una serie di sportivi che vanno fuori di testa e in alcuni casi si fanno del male e addirittura si suicidano per un mix di depressione e disperazione. La verità allora esplode: il football americano contempla anche momenti in cui lo sport si esprime in termini aggressivi e violenti che -se da una parte fanno esaltare il pubblico che fa i sold out negli stadi pieni (prima parlavo non a caso di ARENE e GLADIATORI)- dall'altra però inflligge ai corpi di quelle persone dei colpi definitivi e irreversibili che ne mineranno le capacità fisiche. E la Lega americana del calcio lo sa, ma il business dello sport non si può fermare (ci mancherebbe!!). E dunque il nostro medico indaga e si butta anima e corpo in quella che diviene per lui una missione. Scoprire le magagne e le ipocrisie di una (in)giustizia sportiva che sotto la maschera del "divertimento popolare" cela un cinismo inaudito. E sapete una cosa? E' una storia VERA. Il che rende il senso di un film maledettamente amaro. Prima che mi scordi devo segnalare una colonna sonora contraddistinta da bellissime canzoni soul, che contrappuntano alla perfezione vari momenti del film. E' un'opera piuttosto curata, dai dialoghi alla sceneggiatura, per non parlare di un parco attori inappuntabile: è uno di quei film dove i ruoli secondari (i caratteristi, sì, loro) sono importanti e qui tutti bravissimi (in molti film questo tipo di ruoli viene affidato ad attori mediocri, relegandoli su piani minori). Era facile, molto facile, in un ruolo di uomo buono come questo, scadere nel gigione-ruffiano-macchietttistico, e invece Smith tira fuori artigli e personalità, riscattando un recente passato troppo spesso solo da pop star. Onore al merito inoltre per un bravo regista, Peter Landesman, che ha scritto anche la sceneggiatura. Aggiungo un dettaglio: il film è co-prodotto da Ridley Scott. Solo un'ultima cosa: in Italia un film del genere non lo faranno mai. Come dite? Hanno fatto "Ustica"? Scusate ma Martinelli mi fa ridere solo a pensarci.

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