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Anacleto: Agente segreto

Regia di Javier Ruiz Caldera vedi scheda film

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La recensione su Anacleto: Agente segreto

di alan smithee
6 stelle

25 COURMAYEUR NOIR FESTIVAL - CONCORSO

Il suo nome è ANACLETO, e nasconde nel corpo non più giovanissimo, ma piuttosto scattante e snello, le gesta di un brillante agente segreto; anzi segretissimo, perché abbiamo modo di scoprire che, a differenza del collega Bond, costui ha pure una famiglia: un figlio per la precisione, trentenne indolente, sfaticato, amante della vita comoda, e soprattutto inconsapevole di possedere, per meriti paterni, un addestramento maturato già in tenera età giocando col genitore e i suoi strani esercizi ed allenamenti, che lo hanno reso, senza esserne cosciente, un agente segreto in erba piuttosto valido, ma col carattere e l'indole decsamente sbagliate.

Quando uno dei nemici giurati del padre (Carlos Aceres, il fantastico attore amodovariano e di De la Iglesia, quello de "La balada triste de trompeta" dove interpretava meravigliosamente il ruolo del pagliaccio triste) gli sfugge con un piano letteralmente esplosivo, il padre dovrà riavvicinarsi al figlio e rivelare le sue origini da sempre celate: il suo mestiere di spia, incarico tra l'altro minacciato da una serie di tagli finanziari che mettono letteralmente in ginocchio tutta la struttura segreta in cui da anni opera, costringendolo peraltro a barcamenarsi con soluzioni e mezzi davvero posticci, di fortuna, o letterlmente vintage (esileranti sono i mega cellulari anni '80 o lo star-tack anni '90 che tutta la squadra è costetta ad utilizzare per comunicare tra di loro durante le missioni).

Spassosa parodia di molti film di spionaggio, Bond su tutti, ma non solo, Anacleto è diretto dal simatico regista Javier Ruiz  Caldera, presente in sala al Palanoir, che si arruffiana simpaticamente  e senza vergogna alcuna il pubblico, rivelando apertamente che gradirebbe non poco ricevere il Leone d'Oro come miglior film, e che nel film interpreta anche, con molto spasso, il fratello della fidanzata-medico del nostro protagonista (l'agente figlio).

Il tenebroso ma non troppo attore Imanoi Arias interpreta con il giusto appiglio scanzonato un agente segreto suo malgrado pasticcione e imbranato, involontariamente sexy con quel suo sorriso inframmezzato da un solco tra i denti, ed irresistibilmente indolente (la scena della rapina al supermercato in cui deve vigilare assieme al suo collega pauroso è spassosissima), menefreghista ed amante della vita a letto a far l'amore e a guardare serials mangiando la pizza.

Il suo ruolo, non certo nuovo al cinema, ricorda piuttosto l'agente OSS del Jean Dujardin pre-Oscar, che a sua volta costituiva una parodia dei film d'azione con Jean Paul Belmondo, al quale peraltro Arias assomiglia molto fisicamente e per charme.

Il film, in cui appare in poco più che un cameo pure la spassosissima "culona" della Rossy De Palma nel ruolo della madre-spia della fidanzata del nostro giovane agente, è piuttosto divertente, scatenato e ben girato, forte di riprese in esterni molto suggestive e pittoresche, e di scene d'azione che, pur senza possibilità di dispiego di ingenti mezzi, risultano molto efficaci; come riuscito risulta pure l'humor nero che trapela nella descrizione del lavoro di spia che il padre agente racconta al figlio, quando enumera con disincantata semplicità ed impegno l'elenco dei morti ammazzati per sua stessa mano in trent'anni di onorata carriera clandestina ("meno di mille, in fondo solo 2/3 al mese, molto meno di te che ne hai fatto fuori 4 in un giorno"), nel modo in cui l'uomo è solito sbarazzarsi dei cadaveri dei nemici, affossandoli in uno stagno o riducendoli in poltiglia per insaccati tramite una enorme tritaossa che ricorda molto lo sbriciola-rami di Fargo.

Insomma un film noir che si traveste di commedia e diverte e fa trascorrere un'ora e mezza di sano, macabro ma coinvolgente divertimento. Non poco in fondo.

 

 

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