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Ossessione

Regia di Luchino Visconti vedi scheda film

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La recensione su Ossessione

di Serum
8 stelle

 

Un girovago tutto fare si imbatte in una coppia che gestisce uno spaccio. Il marito è un ometto sovrappeso che trascura la moglie, la quale appena vede il nuovo arrivato fa di tutto per trattenerlo e portarselo a letto. All'inizio per entrambi sembra solo una distrazione occasionale, giusto per rompere un po' la monotonia, ma dopo poco il desiderio reciproco sale: per Gino, è l'occasione di mettere le radici dopo anni di fatica passati nel nulla di lavori occasionali fra una città e l'altra; per Giovanna, un modo per liberarsi dalla prigione di un matrimonio nato dal bisogno di sfuggire alla vita di strada. Per arrivare al gesto fatale bisogna attendere la metà del film, ma il seme del male stava già germogliando da quella cena in cui il Bragana aveva raccontato distrattamente di un proprietario terriero ucciso da un bracciante a causa di un adulterio; nel mezzo c'è una pausa di separazione (Gino torna a vagare e Giovanna a fare la mogliettina) in cui l'ossessione del titolo cova e si amplifica fino a diventare insostenibile per entrambi. Ma com'era prevedibile l'omicidio non porterà con sé la felicità, semplicemente converte la loro scontentezza in una paranoia che prima li fa allontanare dal mondo esterno e poi comincia a dividerli, rendendoli sospettosi l'uno dell'altra. E quando sembra che i diverbi siano definitivamente cessati e ci si prepara a raccogliere sul serio i frutti del crimine (economici, emotivi e sociali), una fatalità si mette in mezzo spezzando tutto. Definire cosa sia stato davvero il Neorealismo cinematografico non è semplicissimo e come in tutti i movimenti artistici i confini sono sfumati, sono più le eccezioni che le regole e mettere punti fermi con i quali si possa dire al cento per cento "è iniziato qui ed è finito qua" è sempre ampiamente discutibile (la Nouvelle Vague è iniziata con Hiroshima mon amour, con I 400 colpi o con Ascensore per il patibolo? E la New Hollywood? Con Il laureato, con Gangster Story o magari ancora prima con le opere d'esordio di John Cassavetes?), ma questo film rappresenta sicuramente un primato per il cinema italiano (e forse mondiale): la cattività parigina, portò Visconti a farsi le ossa con Jean Renoir (mica pizza e fichi...) e la cosa è ampiamente visibile in questa prima opera (per la luce, per la costruzione delle inquadrature), ma lo fece anche entrare in contatto con un ambiente intellettuale residuato di quella generazione perduta dalla quale uscirono tanti scrittori statunitensi, le cui suggestioni (ed in questo forse sta il vero colpo di genio) vengono qui traslate nel mondo del sottoproletariato italiano. Ossessione nasce proprio da questa bizzarra convergenza: un manico francese (ma adoperato da un giovane regista con tanto di personale da dire), una penna americana (sapientemente rielaborata) ed un contesto italiano dal quale emergono delusione, sofferenza e povertà. Questo non è il primo film a raccontare il dramma di una popolazione ridotta ai minimi termini, ma nessuno dei suoi predecessori (a parer mio) lo aveva fatto con questa forza, con una narrazione tanto potente ed un gusto estetico così innovativo. Naturalmente, se lo si pensa in prospettiva a ciò che verrà dopo (nel Neorealismo, ma anche nella carriera di Visconti), non raggiunge ancora la perfezione, però risulta essere una pietra miliare imprescindibile. Grandissimi i protagonisti.

 

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