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Right Now, Wrong Then

Regia di Sang-soo Hong vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Right Now, Wrong Then

di alan smithee
6 stelle

68° FESTIVAL DI LOCARNO - PARDO D'ORO MIGLIOR FILM

Da tempo più o meno coerentemente e meritatamente definito l'Eric Rohmer coreano, Hong Sang-soo è autore prolifico, forse anche manierato, ma apprezzabile burattinaio delle piccole grandi storie d'amore e di innamoramento che colgono i suoi protagonisti, spesso, come qui accade, uomini di cinema al pari di se stesso, coinvolgendoli in una danza di corteggiamento quasi istintiva, animalesca, ingenua e tuttavia naturale, che rende l'uomo innamorato da una parte un bambino innocente, goffo e malizioso nello tesso tempo, e dove la donna, giovane e disinformata, ama farsi circuire e corteggiare, cedendo molto gradatamente rispetto al distacco generale che pone inizialmente di fronte al suo animoso corteggiatore.

In RIGHT NOW, WRONG THEN, il regista famoso arriva troppo presto per presentare il suo film e si imbatte in una artista giovane e in crisi esistenziale che non sa nulla di lui, o solo quel poco che trapela dalle cronache della stampa: ammette di non aver mai visto un film del regista, cede all'invito di farsi offrire un tè caldo, poi lo porta a visitare l'atelier di pittura presso la sua modesta abitazione; poi ancora si fa convincere a cenare assieme a lui a base di sushi e a rivederlo anche il giorno dopo prima della presentazione del film.  

L'uomo dovrà confessarle, forse sin troppo tardi ed in preda alle ebbrezze dell'alcol, che è sposato e con figli e che il sentimento tra i due rischia di restare platonico. Ma sarà un piccolo particolare riferito in modo differente a far biforcare la vicenda, come in un binario parallelo, ma dagli effetti decisamente contrastanti.

Tutto già visto rivisto nei film precedenti, seppur qui orchestrato e giostrato in modo più complesso rispetto alle precedenti pellicole, (alla maniera peraltro di alcune pellicole hollywoddiane piuttosto famose) che il regista sud coreano dirige con cadenza almeno annuale: tutto gradevole, aggraziato, naturale e simpatico, con attori divertenti e coinvolgenti che è impossibile detestare, anche se....anche se...il Pardo D'Oro ci sembra davvero un premio esagerato, fuori luogo, non pertinente rispetto ad alcuni altri validi concorrenti e contendenti.

Il premio locarnese più ambito al gradevole certo - lo ammettemmo sin dal primo giudizio al riguardo - ma pur lezioso film del coreano Hong Sang-Soo, autore più che consolidato e abituale frequentatore di festival,(oltre che già vincitore proprio a Locarno col Pardo alla regia non molti anni addietro) non aiuta di certo, oltre a tutto, a rivelare nuovi talenti o a far emergere nuove strade narrative inesplorate o poco note anche per un tipo di cinematografia d'autore o da festival; piuttosto, ammesso che ce ne fosse bisogno, sdogana o rende più visibile il talento apparentemente leggero - confinato nel genere della commedia parlata e sofisticata - ma molto minuzioso, brillante e ben più complesso di quanto possa apparire, di un regista coreano totalmente distante dallo stereotipo di un cinema d'azione o noir a cui ormai quasi automaticamente associamo la cinematografia di quel paese.

Buon per lui. Speriamo tuttavia che in seguito il regista si evolva in tematiche e stile, facendoci percorrere altre esperienza e altri territori fino ad ora lasciati inesplorati.

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