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The Eichmann Show

Regia di Paul Andrew Williams vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Eichmann Show

di Will88
6 stelle

«Io non sono responsabile». «Chi è responsabile allora?»

In “The Eichmann Show - Il processo del secolo”, Paul Andrew Williams mostra la produzione della trasmissione televisiva del processo ad Adolf Eichmann, Obersturmbannführer delle SS, organizzatore delle deportazioni degli ebrei verso i campi di concentramento. Protagonista della pellicola non è però Eichmann e nemmeno Leo Hurwitz, il regista statunitense (accusato di simpatie comuniste) ingaggiato dal produttore Milton Fruchtman per la messa in onda del processo (svoltosi in Israele nel 1961), quanto la verità della testimonianza. La pellicola comincia subito con una serie di immagini di repertorio, che testimoniano l’avvenuta cattura di Eichmann in Argentina da parte dei servizi segreti israeliani: questo fatto permette ad Israele di svolgere un processo nei confronti di uno degli esecutori dello sterminio degli ebrei, un processo attraverso il quale deve prendere coscienza del proprio passato, un passato dimenticato, cancellato per la vergogna. Le immagini storiche (del passato) si sostituiscono a quelle televisive (del presente), fondamentali nel trasmettere (in 37 Stati) le verità dell’Olocausto ad un mondo che ha preferito non credere alle testimonianze dei sopravvissuti. Testimonianze rese attraverso le telecamere (nascoste all’interno dell’aula del processo, perché troppo grandi e rumorose) che diventano «estensione dei nostri occhi», “costretti” a vedere ed a credere nell’incredibile. L’incredibile del mostro Eichmann, capace di azioni mostruose, ma pur sempre uomo. Le immagini di Nosferatu e della creatura di Frankenstein vengono inserite da Williams come metro di paragone con Eichmann, “mostrato” attraverso le autentiche riprese del processo. Hurwitz è ossessionato dalla figura del processato, che durante le testimonianze dei sopravvissuti non mostra alcun segno di cedimento né di pentimento: la macchina da presa si ostina sul primo piano di Eichmann, come si ostina sul primo piano di ciascun spettatore, costretto a relazionarsi con una figura dis-umana, ma umana allo stesso tempo, come ciascuno di noi. Quello che interessa al regista, mentre il processo si concentra sul “come”, è il “perché” una barbarie come l’olocausto sia stata possibile: la trasmissione televisiva non è solo testimonianza, ma è soprattutto insegnamento. Mentre la diretta del processo continua, la produzione si lamenta con il regista a causa del calo degli ascolti, dovuto alla contemporanea crisi missilistica con Cuba e all’impresa di Gagaring: le inquadrature devono essere più “appetibili” per il pubblico, in modo da non far calare l’audience. La verità della testimonianza si intreccia con i meccanismi della comunicazione (giornali, radio, televisione), che deve intrattenere il pubblico con continue novità, a discapito della verità che sta sconvolgendo un’intera nazione. L’informazione si mescola con la “macchina dello spettacolo”, che deve andare oltre qualsiasi tipo di remore e pudore. Il focus si sposta da Eichmann, sempre impassibile lungo tutto lo scorrere del processo, agli spettatori (sia della diretta che del film): la responsabilità da particolare diventa universale («Io non sono responsabile». «Chi è responsabile allora?»). Mentre il mondo sembra interessato ad altro, gli israeliani iniziano a prendere coscienza dello sterminio, per troppo tempo rimosso. Williams riesce a condensare in questo film il cinismo (passato, ma sempre pronto a riemergere) del nazismo con il cinismo (sempre presente e sempre più concesso) della macchina dell’informazione, all’interno della quale solo il regista tenta di esplorare, attraverso la macchina da presa, i meccanismi di un’umanità che quasi sempre sfugge ai meri fatti storici. Solo dopo aver ammesso i propri crimini, Eichmann si lascia andare una leggera smorfia sul viso, per il cui significato, però, rimanda ancora una volta agli spettatori, fruitori del primo evento documentaristico televisivo globale.

 

Ben Lloyd-Hughes, Martin Freeman, Anthony LaPaglia, Ben Addis

The Eichmann Show (2015): Ben Lloyd-Hughes, Martin Freeman, Anthony LaPaglia, Ben Addis

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