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The Eichmann Show

Regia di Paul Andrew Williams vedi scheda film

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La recensione su The Eichmann Show

di alan smithee
7 stelle

Il processo ufficiale, scaturito da un arresto ufficioso dell'aguzzino Adolf Eichmann, viene raccontato attraverso le concitate e drammatiche fasi della produzione del programma che riprese l'intero impianto processuale. Complicità e divergenze di due uomini protèsi a testimoniare finalmente una verità incredibile ed un orrore senza precedenti.

locandina

The Eichmann Show (2015): locandina

Nel giorno della memoria, ovvero oggi 27 gennaio, The Eichmann Show si inserisce e combacia perfettamente nel suo ruolo di film sulla nascita, il concepimento, lo sviluppo di un programma televisivo che aiutò il mondo a capire, a confutare, quindici anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e del nazismo, quali e quanti furono gli orrori perpetrati da un regime, da una razza supposta superiore, su un'altra etnia letteralmente rasa al suolo, eliminata di ben 6 milioni di suoi appartenenti.

Quando il coraggioso nonché scaltro produttore televisivo Milton Fruchtman ingaggia il regista americano di origine ebrea Leo Hurwitz, noto documentarista da anni disoccupato dopo esser stato compreso nelle liste di proscrizione dell'era maccartista, per filmare tutte le fasi del processo al gerarca nazista Adolf Eichmann, arrestato clandestinamente in Argentina nel 1960 e portato in Israele per essere regolarmente processato, costui si rallegra di poter tornare nuovamente a lavorare, ma quando, giunto a Gerusalemme, viene a sapere che il produttore non è ancora riuscito a convincere i tre giudici incaricati ad ammettere le telcamere addentro l'aula processuale, un sentimento di perplessità mista a sconforto si impadronisce di lui.

Tuttavia il tenace e minuscolo produttore, riesce a scavalcare ogni difficoltà e a rendere possibili le riprese, trasmesse sia via televisione che via radio. L'uomo si accorge come sia importante, oltre che per il mondo intero, anche per il popolo di Israele, assistere "di pwersona" alle faso del processo, tendendo, gli ebrei da tempo residenti in Israele, a voler dimenticare tutte le fasi della persecuzione nazista e tendendo a non voler più ascoltare i racconti dei pochi sopravvissuto alle atrocità.

Martin Freeman, Anthony LaPaglia

The Eichmann Show (2015): Martin Freeman, Anthony LaPaglia

L'incontro-scpntro tra produttore e regista dà vita ad una delle fasi più dinamiche del film, che pone l'accento e punta molto sulla diversità di concezione del filmato da parte dei due personaggi: tanto il regista mirava a puntare il suo sguardo, e quindi la telecamera, sul volto impassibile e glaciale, quasi ispirato ad un'aria di sfida, del risoluto ufficiale delle SS, cercando invano di rivelarne al mondo il cedimento, tanto invece, ed all'opposto, le mire del produttore sono quelle di intendere rendere un servizio il più possibile completo e variegato sul processo nella sua interezza, includendo nelle riprese i giudici, le drammatiche testimonianze dei superstiti, i volti esterrefatti del pubblico in aula.

E il film di Paul Andrew Williams costituisce un corretto ed efficace film nel film in cui un film a soggetto ci racconta la nascita di un film-documento, caposaldo della verità su uno degli orrori più efferati mai commessi dall'uomo su se stesso, da una razza ai danni di una sua consimile. E parimenti questo "film della memoria", diventa il film sul film girato a suo tempo già per ricordare e testimoniare, quando solo poco più di quindici anni ci separavano dalla fine di quell'olocausto devastante di cui è bene e saggio ricordarne sempre i devastanti effetti.

Anthony LaPaglia, Martin Freeman

The Eichmann Show (2015): Anthony LaPaglia, Martin Freeman

Ben Lloyd-Hughes, Martin Freeman, Anthony LaPaglia, Ben Addis

The Eichmann Show (2015): Ben Lloyd-Hughes, Martin Freeman, Anthony LaPaglia, Ben Addis

Martin Freeman post Hobbit, e Anthony LaPaglia, rapprsentano due efficaci mattatori in grado di dare spessore ad un film coordinato e strutturato su stampo forse un pò televisivo. LaPaglia in particolare, grande attore purtroppo a mio avviso troppo poco sfruttato dai grandi registi, è molto efficace nel suo sguardo tutto proteso a riprendere quella sfumatura nel viso che invece l'uomo di ghiaccio, implacabile, mai gli concede. 

Congegnato con un riuscito mix tra immagini di fiction ed estratti del vero documento dell'epoca, il film sa risultare piuttosto incalzante anche grazie al ritmo frenetico in cui si racconta il clima del dietro le quinte, tra minacce di morte che il produttore subisce e che tuttavia non gli impediscono di proseguire, a suo rischio e pericolo, il suo difficile lavoro di documentazione.

Peccato per quella eccessiva ostentata intrusione dell'aspetto familiare, in capo ad entrambi i personaggi principali, soprattutto quello inerente il regista Leo: situazioni magari reali, comprensibili, ma ad effetto eccessivamente divagante, con risultati a tendenza inutilmente lacrimevole quando il dramma, quello vero, è in realtà ben altro e merita, come tutti sappiamo, di essere al centro di ogni attenzione, e  che finiscono inevitabimente per nuocere alla purezza del racconto, distorcendo il clima di tensione, accomodato a piccoli fastidiosi momenti di sentimentalismo domestico francamente inutile.

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