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The Fencer

Regia di Klaus Härö vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Fencer

di OGM
6 stelle

Endel Keller (Nelis) era un giovane insegnante estone. Sopravvissuto, insieme al suo sogno, alla guerra sul fronte tedesco, alla prigionia in Siberia, a tutte le sventure del tempo che cambia. E che, alla fine, gli ha dato ragione.

Qualcuno dice che anche Karl Marx, in gioventù, lo fosse. Uno schermidore. Perché contrariamente a quanto altri vorrebbero far credere, in quella nobile arte non v’è nulla di anticomunista, di aristocratico, di “feudale”. Si tratta di una pratica antica quanto l’uomo, comune a tutte le culture. Non v’è alcun motivo di proibirla, in quella scuola media dell’Estonia del dopoguerra, appena inglobata nel grande e temibile impero sovietico. Endel Nelis (1923-1995) è un giovane insegnante che vi giunge provenendo dal cuore della Russia,  dopo una laurea conseguita a Leningrado, e un glorioso passato da atleta. Tra quelle mura scalcinate, pur tra mille difficoltà, saprà portare il bello dello spirito agonistico, il sano gusto della sfida, la voglia di imparare ed il coraggio di mettersi alla prova. Questo personaggio ha il carisma di un eroe nazionale; è il classico figlio del popolo che,  partendo dal nulla, diviene artefice di un prodigio,  per poi finire martire, vittima dei propri ideali fuori dal tempo, invisi ai potenti, incompresi dai più. Ed è anche il testimone emblematico di una particolare situazione storica del suo Paese, occupato prima dalle truppe del Terzo Reich, quindi invaso dall’esercito di Stalin: i suoi uomini, arruolati a forza nella Wehrmacht, sono  perseguitati come traditori dal nuovo tiranno. Molti vengono deportati nei campi di lavoro in Siberia, non pochi moriranno. Endel Keller, che ora si cela sotto il cognome della madre,  è uno di questi “colpevoli”: il suo approdo alla cittadina baltica di Haapsalu è anzitutto il risultato di una fuga, della ricerca di un nascondiglio. L’arrivo in quel luogo “un po’ così” dovrebbe essere un punto di arrivo, definitivo, nonché l’inizio di un’esistenza sommessa, semiclandestina, tranquilla e appartata. Solo la rassegnazione non rientra nel programma. Endel non rinuncia a dare il meglio di sé, a dare vita a qualcosa di nuovo e magari importante: insegnare ad un gruppo di fanciulli timidi e stralunati come usare il fioretto, come affrontare l’avversario, intuendone le mosse e valutando le distanze.  Il corso inizia senza la benché minima attrezzatura: non ci sono armi, né maschere, né corpetti. Alla mancanza dell’essenziale sopperisce però la fantasia, quella che da sola è in grado di innescare la magia della favola, preparando l’inarrestabile ascesa della leggenda a sfondo miracolistico. Gli ultimi saranno i primi, tant’è vero che i ragazzini di provincia sapranno presto sconfiggere i grandi campioni di città. Chi ha scritto questo film ha dimostrato di crederci davvero; ci ha messo tutto il cuore, colmo di commossa ammirazione per un’impresa che poteva essere frenata dalla paura e dalle circostanze avverse, e invece è andata fino in fondo, sfondando nel mito, e sovvertendo il consueto, sgangherato ordine delle cose. Non è la prima volta che succede. E continuerà ad accadere, fintanto che ci sarà, al mondo, chi i sogni ama realizzarli, e coloro a cui piace sentirseli raccontare. Quanto a noi, non tiriamoci indietro: non neghiamo di far parte del gruppo. Non lamentiamoci troppo per quel lieto fine da manuale che lascia a bocca asciutta il nostro disincanto, sempre bisognoso di letterarie conferme. La storia, del resto, è vera, seppur romanzata un po’ alla buona. È sentita intensamente, è seria e sincera, benché eluda la profondità. E comunque ci parla, con limpidezza e senza pretese, di una realtà di frontiera alla quale -  in questi tempi di certezze che sfarinano -  forse non è male rivolgere un piccolo, preoccupato pensiero.

 

The Fencer ha rappresentato la Finlandia agli Academy Awards 2016.       

 

Märt Avandi, Ursula Ratasepp

The Fencer (2015): Märt Avandi, Ursula Ratasepp

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