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Zombi 2

Regia di Lucio Fulci vedi scheda film

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La recensione su Zombi 2

di scapigliato
8 stelle

Il film si chiama così perchè la produzione di Tucci voleva cavalcare il successo commerciale di "Zombi" di Romero, che in realtà è "Down of the Dead". Il titolo, la bella sequenza (non girata da Fulci) dello squalo, e il finale sul ponte di New York sono espedienti commerciali voluti da Tucci, anche se poi sono rimasti nell'immaginario dei fans per la loro incisività. Il titolo originale doveva invece essere "Gli Ultimi Zombi". Non ha niente a che vedere con lo Zombi di Romero, che ripeto non si chiamava così se non in Italia. Di conseguenza cadono rumorosamente tutte quelle illazioni che accusano l'opera di Fulci di scoppiazzatura. Il film in questione non guarda alle conseguenze del mito, come Romero, più sociale e più politico, ma guarda solo ed esclusivamente al mito stesso: quello del morto vivente, o meglio dello zombi riportato in vita da uno stregone voo-doo. Nel film fulciano non si danno troppe spiegazioni al contagio (passo azzeccato) e tutto è avvolto da una dimenione avventurosa in stile bonelliano: personaggi caratterizzati quanto basta per essere funzionali alla storia (altro passo azzecato), l'esotismo che ci catapulta in dimensioni nuove e altre, e un messa in scena evocativa, giocata su un bel montaggio che ricorda appunto il succedersi intelligente delle vignette fumettistiche. Il particolare grandguignolesco non è gratuito, come tutti i detrattori pensano e continueranno a pensare perchè son contenti così, ma è un preciso punto fisso dell'estetica fulciana. Come in Argento, lo sguardo viene violentato, punito, beffato; e la sequenza culto in cui la moglie di Menard viene accecata ne è la sua realizzazzione pratica, una specie di manifesto. Grande montaggio; attenzione per lo zombi che non si vede ma c'è prepotentemente; il motivo dell'assedio; e soprattutto la dilatazione dei tempi. Questi almeno i più evidenti elementi della sequenza.
Ma il film è apprezzabile anche per la colonna sonora. Non solo il leit-motiv è più che convincente (un po' come quello di Ortolani per "Cannibal Holoaust", che è comunque insuperabile), ma tutte le musiche addizzionate dai tamburi, dalle voci lontane e da ogni piccolo rumore che ricorda l'isola, il voo-doo e gli zombi, sono straordinariamente efficaci sulla resa di scene già di per sè antologiche.
All'inizio del film c'è un patto con lo spettatore rappresentato dalla prima scena in cui un individuo irriconoscibile per la sfocatura voluta dell'immagine uccide uno zombi e sentenzia "Ora il battello può partire!". E quindi, mostrato un delitto secco, in un film di zombi, e detto che si può partire, è come se il regista e tutta la trouppe dicessero a chi sta guardando: "Attenzione che adesso partirete per un viaggio particolarmente feroce...". E' un cult per nulla sopravvalutato. Se ne facessero ancora di film così con una grande consapevolezza di intenti cinematografici, e non economici. E qualcuno c'è che li fa... vedi Victor Salva, Rob Zombie e l'imminente Richard Kelly, oltre ai veterani Romero-Carpenter-Craven-Raimi, anche se ognuno con la sua precisa poetica ed estetica.

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