Regia di Daniel Dencik vedi scheda film
L'esordio nel lungometraggio a soggetto del danese Daniel Dencik è un'opera interessante nell'incipit, stupenda nelle locations e molto ben recitata, ma anche eccessivamente carica di inutili arzigogoli e pesanti simbolismi. VOTO: 4½
L'estate scorsa ho avuto il piacere di assistere alla prima della nuova versione teatrale del “Peer Gynt” di Ibsen. Protagonista era Jakob Oftebro, nome che a me suonava nuovo (ma solo a me, effettivamente, qui in Norvegia è assai conosciuto) e che del Peer Gynt ci ha regalato una performance a dir poco straordinaria. Sono andato quindi a cercarmi anche qualche film nel quale ha recitato e sono così incappato in questo “Gold Coast”, dramma danese del 2015 ambientato nella Costa d'Oro (l'attuale Ghana) del secolo XIX controllata all'epoca dal Regno di Danimarca. Il film, interessante nell'incipit, stupendo nelle locations e molto ben recitato dall'ottimo cast, Oftebro primo fra tutti, soffre di quella che io definisco 'sindrome da artista insicuro'. Ossia, di quella sorta di apparente (auto)obbligazione di cui tanti, troppi cineasti da festival sembrano essere schiavi, di infilare a forza nelle proprie opere pennellate oniriche e simbolismi a go-go capaci (a volte) di mandare in brodo di giuggiole critici non meno insicuri dell'autore stesso. Il problema è che il risultato ottenuto è troppo spesso esattamente l'opposto di quanto desiderato. Davvero un peccato perchè son certo che il medesimo copione, affidato a mani più esperte di quelle dell'esordiente (nel lungometraggio a soggetto) Daniel Dencik, sarebbe potuto risultare in un film estremamente affascinante. Chiudo segnalando un errore della presente scheda FilmTV: il film è ambientato nel 1836, non 1863, ciò sarebbe stato impossibile in quanto nel 1850 la Danimarca cedette la sua parte di Guinea (o Gold Coast) al Regno Unito.
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