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Autopsy

Regia di André Øvredal vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Autopsy

di maurizio73
4 stelle

André Øvredal sbarca come i suoi avi dall'elmo cornuto sulle sponde più occidentali del grande mare, quando ormai gli abitanti del luogo hanno esportato la loro insana cultura cinematografica nel resto del mondo civilizzato, finendo per infondere anche a questa storia de paura l'inconfondibile imprinting del morgue-horror da esportazione.

Ritrovata semisepolta nella cantina di una misteriosa scena del crimine in cui le altre vittime sono state orribilmente trucidate, il corpo intonso di una bella ragazza viene condotto nel vicino obitorio gestito dall'anziano Tommy Tilden e dal figlio Austin.
Già dopo una sommaria ispezione cadaverica però, compaiono gli ispiegabili segni interni di traumi imputabili a quelle che a prima vista sembrano atroci torture medievali. Un terribile sospetto comincia lentamente a farsi strada nella loro mente e ad alimentare i loro più reconditi timori.

 

locandina

Autopsy (2016): locandina

 

Dalla Norvegia...con paura: André Øvredal (Troll Hunter) sbarca come i suoi avi dall'elmo cornuto sulle sponde più occidentali del grande mare, quando ormai gli abitanti del luogo hanno esportato la loro insana cultura cinematografica nel resto del mondo civilizzato, finendo per infondere anche a questa storia de paura l'inconfondibile imprinting del morgue-horror da esportazione. Niente di nuovo quindi sotto il cielo plumbeo della Virginia, se dopo mezzora abbondante di quello che sembra un promettente mistery thriller dal forte odore di formalina (Nightwatch - 1997 remake americano di un film dell'assonante 'dirimpettaio' danese Ole Bornedal, diretto dallo stesso regista: la strada, quella è!), si vira improvvisamente sul dozzinale e scontato repertorio orrifico di un assedio malefico fatto di apparizioni fantasmatiche e rituali apotropaici, abusate teorie antropologiche (le rigazzette di Salem) e abbozzate tare familiari (la mamma morta), per conclusersi con la inevitabile mattanza di un involontario auto-da-fe che riporta logicamente all'antefatto della scena del crimine che apre il film, e concettualmente alla tragicomica mattanza del cult d'esordio di quel diavolo sumero dello Zio Sam (Raimi). E dire che tra ben dosati movimanti di macchina, twist ottimamente sottolineati dal commento musicale a tema e qualche buona intuizione della messa in scena, la tensione ed il ritmo della prima parte avevano fatto sperare in un soggetto originale foriero di insospettabili sviluppi della detection in esterni cui la sconosciuta Jane Doe cara all'Associazione Penelope ci avrebbe sicuramente condotti. Il film invece finisce per rinchiudersi nella solita gabbia scenografica di una ambientazione claustrofobica da horror da camera in mezzo alle temperie cui nemmeno la bella morta in casa d'una vegliarda dal sembiante di silfide (Vij - 1967) riesce a dare lustro, esaurendo presto le cartucce nelle banali soluzioni di spauracchi telefonati, incresciosi affettamenti di persona e prevedibili dipartite familiari. Brian Cox e Emile Hirsch fanno la loro porca figura, reggendo quasi da soli l'intero peso della pellicola, meglio adatta all'episodio deluxe di una serie televisiva a tema piuttosto che ad un lungometraggio degno di una distribuzione in sala. Tra gli altri: Secondo posto del premio del pubblico al Toronto International Film Festival 2016 (sezione dedicata) e Premio speciale della Giuria al Sitges - Catalonian International Film Festival 2016. La programmazione nostrana cade proprio per la Festa delle Donne: "Tremate, tremate, le streghe son tornate!".

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