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Nocturama

Regia di Bertrand Bonello vedi scheda film

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Badu D Shinya Lynch

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La recensione su Nocturama

di Badu D Shinya Lynch
9 stelle

 Piccoli elephant(s) crescono.

 

Film-disegno/di-segno. Immagini che suggeriscono l'imminenza di una fine, di un'apocalisse o, per lo meno, di ciò che rimane di essa in quest'epoca post-11 minut/settembre e post-spring breakers.

 

Oggetto anomalo questo Nocturama. Un'opera incatalogabile, imprendibile, che scivola via, fino a deflagrare, anzi, ad implodere, ad accartocciarsi su se stessa attraverso una sorta di redentivo fuoco-interno, di auto-combustione dell'Immagine, che fa sì che il lavoro di Bonello risulti, in un certo senso, un "film di passaggio", quasi di transizione, ma anche un film-cervello di immagini liquide che formano un sistema indisciplinato di presagi. Insomma, Nocturama è una scheggia impazzita nella cinematografia odierna. Una pellicola bruciante da un punto di vista teorico. Un lavoro senza coordinate. Silenziosamente, implicitamente sovversivo. Velenoso e pericoloso, che riscrive il dis-ordine della politica nel (e del) Cinema.

Un film, tra l'altro, che cresce di ora in ora. Destinato a crescere col passare del tempo.

 

Finnegan Oldfield, Hamza Meziani

Nocturama (2016): Finnegan Oldfield, Hamza Meziani

 

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Alcune (improbabili) congetture da parte del sottoscritto:

 

Nocturama, inoltre, porta avanti un interessante discorso concettuale: il film di Bonello risulta essere un atto terroristico anche all'Immagine; questa viene spesso "attaccata", scossa, ovvero scissa, divisa, contaminata, riprodotta, reiterata, quindi palesemente "sotto assedio digitale", risultando inevitabilmente posticcia, proprio perché troppo moderna, abissalmente avveniristica, come se fosse una sorta di caotico e futuristico collage di immagini intese come forme autentiche di una presunta inattaccabilità sociale e filmica. Si evidenzia in tale modo proprio perché inquinata e "dirottata" dal passaggio attraverso altri schermi, da altri occhi (esterni) - telecamere di sicurezza che riproducono la realtà nei monitor o telecamere dei giornalisti che riproducono la realtà nelle tv -, che spesso si mischiano, si (con)fondono con la realtà schermica ripresa dalla mdp, dal cine-occhio (interno), trasformandola, quindi, in un'Immagine-monitor(ata); in un'Immagine digitalizzata e subliminalmente computerizzata, nonché, come già scritto in precedenza, modernamente falsificata, posticcia; ma con "posticcia" si intende l'unico modo possibile di concepire l'Immagine oggi e l'Immagine-oggi. Basti pensare ai protagonisti che guardano gli eventi in tv e sembrano quasi non preoccuparsi di ciò che accade fuori, come se tutto fosse finzione, come se tutto fosse un gioco. Ad un certo punto, addirittura, Omar, guardando il telegiornale che mostra gli eventi dell'attentato, dice a David "E' strano vederlo dal vivo". Come se l'unica realtà possibile fosse quella riprodotta, ripresa, indiretta e in diretta, ovvero quella delle immagini (nelle immagini), quella appunto potenzialmente inautentica. Un attentato, allora, all'Immagine intesa anche come colonna incrollabile; un'immagine alla quale viene appiccato un fuoco digitale, fittizio; l'unico metodo possibile oggi per far sì che essa bruci e rinasca; il solo fuoco applicabile ad un mondo considerato inattaccabile ed ignifugo. Insomma, un'indispensabile "fuoco cinematografico", in senso lato. Infatti, si può notare come anche i protagonisti vengano uccisi con delle pistole che sembrano pistole giocattolo. Anche gli spari sembrano finti, inoffensivi. E, spesso, gli omicidi da parte della polizia vengono mostrati, di nuovo, attraverso le riprese delle telecamere di sicurezza, con delle sequenze che spesso si replicano con solo una differenza riguardante la prospettiva. Ecco, tutto ancora inautentico, unica maniera odierna per far sembrare tutto funzionalmente reale e non obsoleticamente realistico. A proposito di "finzione", è interessante notare il fatto che i protagonisti si trasformano sempre di più in manichini, assomigliando sempre di più a quest'ultimi. Diventando loro stessi i manichini. Esseri umani spersonalizzati. Quasi come fossero robot che agiscono senza cognizione di causa, senza una originale personalità. Tutti uguali, plasmati dalla moda, dalla società. Tutti senza volto: Yacine che sembra quasi specchiarsi nel manichino. Mika che si perde tra i manichini e si mette una maschera (tra l'altro, inespressiva) e si guarda immobile allo specchio come se (non) si riconoscesse, e subito dopo, perfettamente inerente per evidenziare la differenza tra esterno ed interno, si ripropone un'immagine dell'atto terroristico. Yacine che fa finta di avere un approccio sessuale con il manichino-donna.

E, ad un certo punto, sembra tutto un sogno. L'immagine si fa sempre più scura. Forse sta arrivando la fine. Il paradiso (artificale).

 

Hamza Meziani

Nocturama (2016): Hamza Meziani

Jamil McCraven

Nocturama (2016): Jamil McCraven

 

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Nocturama è anche un importante film sul vuoto moderno. Se Reservoir Dogs è uno dei più grandi film degli anni '90 sul vuoto, Nocturama è, a suo volta, una delle più grandiose opere del decennio sul vuoto.

 

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Il lungometraggio dell'autore francese risulta anche un film sull'Immagine-profezia, proprio perché quest'ultima anticipa, (si) ripete. Quindi, immagini come segni di un déjà vu sempre in atto, che si moltiplica, si divide. Così per sempre. Nella storia e nella Storia (del Cinema).

 

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«Un centro commerciale è qualcosa di meraviglioso: è la creazione di un mondo perfetto dentro un mondo imperfetto. Il luogo perfetto per ragazzi confusi perché non hanno una spiegazione per le loro azioni»

(Bertrand Bonello)

 

La noia giovanile come scintilla che fa detonare questo sconsiderato atto terroristico, o svogliata rivoluzione che sia.

E a proposito di ciò, i ragazzi dicono "Avremmo dovuto fare esplodere Facebook. E il MEDEF (agenzia di collocamento)". I protagonisti della pellicola di Bonello rimangono all'oscuro di tutto, all'interno della loro fatiscente gabbia dorata. La loro fortezza. Fuori dal mondo. A confermare ciò ci penserebbe l'estrosa esibizione canora di Yashine, che viene sequenzialmente interrotta da uno stacco improvviso di montaggio, che mostra una ripresa in cui vengono inquadrate dall'esterno le mura del centro commerciale e intanto si sentono le sirene della polizia (e ambulanze?) per poi ritornare alla sequenza riguardante lo spettacolo elargito dal suddetto ragazzo. Lo spettacolo continua. Loro ignari di ciò che accade all'esterno, vengono a conoscenza degli sviluppi sempre mediante la tv.

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