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Lo chiamavano Jeeg Robot

Regia di Gabriele Mainetti vedi scheda film

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La recensione su Lo chiamavano Jeeg Robot

di _Rocky_
8 stelle

L'esordiente Mainetti sbalordisce confezionando il cine-comic "all'italiana"; mix convincente tra humour, violenza e romanticismo; in cui a fare la differenza sono i personaggi prima ancora della storia. Che possa essere il tanto atteso "cambio di passo" per il troppo ripetitivo cinema italiano...

Un ritornello ormai assodato: "Al cinema italiano serve qualcosa di nuovo, di diverso"...

Eh sì, perchè se sulla qualità del cinema di casa nostra il discorso diventa (inevitabilmente) soggettivo e opinabile, sui caratteri non si può che convergere, da circa una ventina d'anni il made in Italy si è fondamentalmente fossilizzato su 2 uniche strade:

Rom-Com aventi ognuna una propria peculiarità (adolescenza, omosessualità ecc.) ma di base con il solito ripetitivo e (ultra)masticato percorso;
Melodrammoni autoriali di significato anche rispettabile ma monotoni e (fin troppo) lenti nella loro scorrevolezza.

Insomma, ci siamo (forse) sentiti feriti da quel "il vostro cinema è deprimente" di Quentin Tarantino ma la (mia) verità è che nel fondo di quella frase di per sè ingenerosa non si può che condividere la mancanza della parola novità nella filmografia italiana recente, il cui valore va inevitabilmente incollato a quella produzione di genere che, a partire dagli anni '60 fino alla fine degli '80, ha voluto dire western, horror, thriller grazie ad autori del calibro di Leone, Argento, Bava ecc.

E chissà che proprio dal quel cinema di genere, non ci possa quel tanto agognato cambio di passo, e questo sorprendente LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT sembra avere i numeri giusti per dare quella necessaria scossa...

 

L'esordiente Gabriele Mainetti confeziona quello che di base è un super-hero movie (sulla innegabile scia dei tanti super-eroi di provenienza hollywoodiana), ma di fondo è un geniale mix tra noir, humour, pulp e (ovviamente) fantasy.

Non potendo, ovviamente, contare sui grandi budget delle mega-produzioni americane, Mainetti ha l'intelligenza di mettere alla base di tutto non tanto la storia in sè (comunque fluida e toccante nella sua evoluzione) ma più che altro i suoi personaggi, dando vita ad un (se vogliamo) classico dualismo hero/villain (con tanto amata in pericolo della situazione) avente però radici profonde e tangibili, tanto da riuscire a coniugare il mix ideale di significato&intrattenimento che, di fatto, è alla base della ricetta di qualsiasi cult.

Fondamentali, nel risultato, sono le interpretazioni, a partire dall'ormai collaudato Claudio Santamaria, già doppiatore del Batman Nolaniano, il cui ruolo di super-eroe diventerà (probabilmente) simbolico della sua filmografia; per proseguire con la sorprendente Ilenia Pastorelli, magnificamente toccante nel suo esordio assoluto; per poi arrivare al catturante Luca Marinelli, il cui ruolo da villain molto "Jokeriano" ruba non poco la scena al protagonista per la qualità della performance.

 

Non si può che applaudire, nella speranza che non sia solo un fuoco di paglia... 

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