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Lo chiamavano Jeeg Robot

Regia di Gabriele Mainetti vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Lo chiamavano Jeeg Robot

di hallorann
6 stelle

Ai margini di Mafia Capitale ce stanno SuperEnzo, lo Zingaro e 20.000 barili radioattivi sotto al Tevere zozzo...

Niccolò Ammaniti più Antonio Manzini sceneggiatore. Alex Infascelli più i Manetti Bros. Gomorra la serie più Stefano Calvagna. I cazzotti di Bud Spencer e Terence Hill che fanno male e un palloncino viola Iran. Ecco riassunto LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT.

 

locandina

Lo chiamavano Jeeg Robot (2015): locandina

 

Enzo Ceccotti, un quarantenne che sbarca il lunario con poco, si immerge nelle acque limacciose del Tevere, sprofonda in un barile radioattivo e acquista superpoteri. L’Italia è in mano a violenti bombaroli che terrorizzano il paese, ma non sono altro che camorristi che ricattano lo Stato. Bella metafora e visione iperrealista del nostro presente. Lo Zingaro è un piccolo boss ambizioso e molto violento. Darebbe chissà che per andare su youtube, lui che in passato ha avuto il suo quarto d’ora di celebrità a Buona Domenica. Ceccotti ci riesce. Approfitta dei suoi poteri per portarsi a casa un bancomat e potersi finalmente riempire il frigo di yougurt e il lettore dvd di film porno. Alessia è la dirimpettaia, ragazza un po’ disturbata che vive di cartoni animati, si affeziona a quell’orso di Enzo perché vede in lui jeeg robot d’acciaio, e inoltre è rimasta orfana. Il padre, infatti, scagnozzo dello zingaro è morto sotto gli occhi di Enzo. Un po’ la ragazza, un po’ i sensi di colpa qualcosa tocca il cuore del “supereroe”. Dovrà fare i conti con l’antagonista della fiaba…

 

Claudio Santamaria

Lo chiamavano Jeeg Robot (2015): Claudio Santamaria

 

Gabriele Mainetti confeziona una commedia-dramma-fantasy suggestiva e vintage, nostalgica e ridicola (Tor Bella Monaca non è più quella de ‘na vorta). Saccheggia tanti modelli e stereotipi, anche i siparietti di COCKTAIL D’AMORE con Coppola e Silvestrin spalmati sul divano a guardarsi in uno specchio televisivo anni settanta/ottanta. Post - adolescenziale per chi, come il protagonista, non è mai cresciuto o si è fermato a quella stagione della vita. Con la morte della ragazza farà tesoro dei suoi superpoteri per fermare i cattivi della nostra società. Quelli come lo Zingaro, drogati di celebrità e nullità teleinternet. Jeeg Robot era un’altra cosa, sì vabbè pure i giapponesi…

 

Luca Marinelli

Lo chiamavano Jeeg Robot (2015): Luca Marinelli

 

I difetti sono la durata, la grana grossa del testo, la grossolanità di situazioni. Le esplosioni violente virano dal grottesco al drammatico, in eccesso. Un mix che risulta indigesto a fine corsa. La Pastorelli ha qualche problema di pronuncia e sembra una parodia di Sabrina Impacciatore. Bene Claudio Santamaria in versione tonno imbronciato. Bravissimo Luca Marinelli, sorta di joker prima e di Richard Manson dopo. La cosa migliore senza dubbio. Da brivido a parodia, da follia a metodo è un’emozione (non) da poco.

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