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La pazza gioia

Regia di Paolo Virzì vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La pazza gioia

di axe
7 stelle

All'interno di una grande casa-famiglia per donne con problemi psichici, due ospiti socializzano tra loro e colgono l'occasione per allontanarsi. Mentre il personale della casa -famiglia si lancia alla loro ricerca, le due donne riallacciano i fili con il loro passato. Il film è ambientato in quella "zona grigia" della società rappresentato dall'universo delle personalità "border-line". Il regista si muove su due fronti. Esegue, per prima cosa, un'analisi sociale, ricostruendo uno spaccato del mondo lavorativo che si occupa dell'assistenza a queste persone, dipingendolo come un frammentato universo di operatori che provengono da ambienti diversi e spesso in contrasto tra loro circa le modalità di approccio ai problemi che quotidianamente si pongono; più coinvolti sentimentalmente, o più rigidamente osservanti dei protocolli professionali. Non è però questo l'interesse principale dell'autore. Virzì compie uno studio approfondito sulle due protagoniste, non solo tratteggiandone i caratteri, molto diversi tra loro, ma anche e soprattutto raccontandone le storie. La sintesi delle due vicende è da rintracciarsi nella forte volontà delle due, di essere volute emergere dai rigidi contesti familiari e sociali nelle quali erano intrappolate, provando a vivere sentimenti ed emozioni vere. Ciò non è particolarmente nitido per la storia di Beatrice, nobile e conoscitrice del "bel mondo", di famiglia ricca, segnata dalla nascita da una sorte già scritta da altri, ed imposta dalle convenzioni sociali del contesto sociali di alta borghesia cui appartiene. Beatrice finisce nell'istituto di cura dopo essersi innamorata di un poco di buono, che l'ha spogliata di ciò che aveva e coinvolta in innumerevoli vicende giudiziarie; pertanto è stata "espulsa" dalla buona società - emblematiche le sequenze del suo ritorno nella casa dell'ex-coniuge, ormai risposatosi, nella quale è apertamente ben accolta solo dalla servitù, e di nascosto anche dal medesimo ex-marito, che non ha avuto il coraggio di liberarsi dai fortissimi vincoli sociali cui è costretto. E' invece molto semplice la comprensione della vicenda dell'altra protagonista, Donatella, una ragazza-madre che, prima di avere un bambino ha vissuto un'esistenza di divertimento e sregolatezze, e dopo non vorrebbe altro se non occuparsi del proprio figlio, nonostante l'indifferenza del padre del bimbo; nonostante il cattivo esempio ricevuto dalla propria famiglia, totalmente assente; nonostante le difficoltà create artificialmente da normative e convenzioni sociali. In sintesi, le due protagoniste non sono altro che "loro stesse", e a questo punto è spontaneo domandarci chi sia il vero pazzo, se loro o chi vede la propria vita "imbrigliata" da catene di ogni genere, in particolare difesa delle apparenze e dipendenza dai beni materiali. Molto brave le due attrici protagoniste, in particolare, Micaela Ramazzotti, al quale espressività, vestito e trucco, conferiscono un aspetto da "reduce", di una vita vissuta al massimo e troppi dolori patiti, fisici e sentimentali. Nonostante la presenza di alcune sequenze "leggere", buona parte del film mostra scene di forte impatto. Sequenze di vita quotidiana dell'istutito che ospita le donne, tra piccoli momenti di gioia ed esplosioni di follia delle ospiti; le difficoltà degli operatori; la minaccia costante dell'internamento in Ospedale Psichiatrico Giudiziario; la falsa allegria, il benessere effimero, l'indifferenza dei tanti personaggi di secondo piano; tutto ciò crea un'atmosfera di disincanto che permea l'intero film, che pure si chiude con un piccolo segnale di speranza. Donatella riesce ad allacciare un rapporto con il figlio, sottrattole dopo un tentativo di gesto estremo, che trascende la materialità, e di ciò la madre adottiva diviene consapevole, e si riunisce a Beatrice nel piccolo, ma tutto sommato, sicuro mondo della casa-famiglia, con la possibilità, un giorno, di poterne uscire recuperati fiducia e serenità. Qualche sequenza artificialmente "strappalacrime" sottrae naturalezza al film, che ha comunque un alto valore per le indagini sociale e sentimentale che compie.

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