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La pazza gioia

Regia di Paolo Virzì vedi scheda film

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La recensione su La pazza gioia

di mc 5
10 stelle

Lo voglio confessare fin da subito: mi sono innamorato di questo film. Di un amore devoto e incondizionato. Appassionato e sincero. Tenero e forte. Un colpo di fulmine? Sì e no. Perchè se da una parte il sottoscritto una simpatia diciamo pure avanzata verso Paolo Virzì cineasta ce l'ha sempre avuta, con quest'opera tale predisposizione è dilagata in fervida passione. Un film talmente emozionante da aver fatto cedere ogni mia possibile resistenza: sono crollato, mi sono arreso fin dalle prime sequenze. E mi sono lasciato cullare da una storia dove il dolore e l'intima sofferenza prendono il sopravvento su tutto, ancorchè mitigate da qualche contappunto d'ilarità. Sì, è una vicenda ricolma di dolore, che trasuda umana pietà. E qui voglio liberare il mio pensiero, fregandomene delle argomentazioni (belle o brutte, anche se finora ho letto recensioni solo positive) usate dalla critica, no, voglio rispondere solo attraverso ciò che il mio cuore e la mia testa hanno percepito. E allora io credo che questo film ci mandi un segnale preciso. Vale a dire la considerazione che folli lo siamo potenzialmente un po' tutti. Tutti siamo fragili e deboli e tutti possiamo teoricamente cedere ad influssi negativi o anche semplicemente commettere degli errori. L'importante è che ci venga accordata un chance. E anche noi stessi dobbiamo pensare a questo prima di giudicare definitivamente qualcuno. Le due donne protagoniste dell'opera sono infatti due persone che hanno commesso sbagli (anche gravi) ma cercano un appiglio, una possibilità (intorno a loro) per rialzarsi e tornare ad appropriarsi delle loro vite sbandate. Ed è importante in questo percorso non essere soli. Beatrice e Donatella sono due anime segnate da eventi drammatici e negativi, che pesano sulle loro spalle ormai sfiancate. Ci sono -in questo carico di colpe e di eventi infelici- tentativi di suicidio, amanti crudeli e volgari, incomprensioni coi genitori, allontanamento forzato di figli, sentenze di tribunali, insomma di tutto. E queste due ragazze le cui vite sono state "interrotte" finiscono entrambe per essere parcheggiate in un luogo che è per definizione destinato ad esistenze infelici, un istituto per malattie mentali. E lì scatta qualcosa di imprevedibile e di magico. Le due poverette si annusano e scoprono di avere bisogno l'una dell'altra. Ma soprattutto scoprono che possono, col tempo e con la fortuna, tornare ad essere PERSONE, con un futuro sereno e senza più incassare sofferenze e delusioni. Si apre loro una speranza. Si tratta di due ritratti femminili SUBLIMI, scritti a quattro mani dallo stesso Virzì assieme a Francesca Archibugi. Due dei personaggi cinematografici più belli e più teneri che abbia mai incontrato in tutti questi ultimi anni. Sceneggiatori, dunque, decisamente in stato di grazia. Ma questo stato accomuna una regìa splendida e due interpetazioni principali (lasciatemi esagerare, ve ne prego) da Oscar. Come far commuovere senza basse ruffianaggini, senza spingere sul pedale strappalacrime, ma così, dignitosamente, da esseri umani. Con semplicità, toccando le corde giuste, quelle a cui nessuni può sfuggire. E nella vita, anche questo il film sembra dirci, il tutto sta nell'incontrare le persone giuste, quelle che hanno bisogno di noi e di cui noi abbiamo bisogno. Queste due donne -dicevamo- fanno reciproca conoscenza dentro le mura di questo istituto. E per loro il cammino non sarà facile, anche perchè entrambe hanno intenzione di fare i conti col rispettivo amaro passato, e allora evadono da quel triste luogo non tanto (anche, sì, ma non solo) per darsi alla PAZZA GIOIA nel mondo "là fuori, ma soprattutto per regolare i conti coi fantasmi di un passato drammatico che ancora le insegue. E unendo le loro forze esili di anime estenuate, assieme, mostreranno di possedere una foza e una carica da smuovere macigni. Ed ecco quindi che, fuori da quelle mura oprressive, ritrovano un'apparente libertà in cui però ritornano le figure del passato. Alcune tenere come il vecchio padre, altre repellenti come un paio di uomini malvagi e profittatori e altre ancora vaghe ed incompiute come un ex marito infantile e bambino. Intorno alle due donne vediamo poi muoversi una moltitudine di personaggi (alcuni bellissimi) tra cui i genitori di una delle due (pieni di risentimento verso la figlia), poi una famiglia adottiva sulla quale non posso dire nulla per il rischio di spoiler, o ancora una sensibile addetta della struttura sanitaria che le ospita e che farà di tutto per aiutarle. Ma mi femo qui perchè mi accorgo che un film così emozionante non può essere raccontato attraverso aridi schemi od enunciazioni di trame. Questo racconto procede con un ritmo piacevolissimo e assai coinvolgente, oltretutto accompagnato dalle buone musiche composte dall'ottimo Carlo Virzì (fratello di Paolo nonchè leader della band Snaporaz che ebbi la foruna di vedere dal vivo in tante occasioni ormai parecchi anni or sono). Non ci si annoia nemmeno per un secondo, perchè le personalità vivide ed intensissime delle due protagoniste riempiono ed illuminano ogni fotogramma. E Virzì è un Maestro di Cinema, forse il più autorevole oggi in Italia. Chi mi conosce sa quanto io sia per un cinema "di attori"...e sotto quest'aspetto il film è un invito a nozze. Come già detto (lo ripeto, è forse una "sparata" dettata da supremo entusiasmo) ma sia la Tedeschi che la Ramazzotti offrono due performance PAZZESCHE. Due interpretazioni che strappano in ugual misura applausi e lacrime. Bob Messini fa una rapida comparsa ma riuscitissima ed efficace. Un cammeo brevissimo ma pregevole, poi, quello riservato a Bobo Rondelli, antica amicizia del regsita e mia vecchia passione musicale (lui è davvero un Genio di poesia e di rock'n'roll). E per ultima ho voluto tenere una mia passione che viene da lontano. Un'attrice sublime, oltre che mente coraggiosa ed aperta nonchè artista coraggiosa come poche: la splendida Valentina Carnelutti (la adoro da sempre). Mi stavo scordando del vecchio caro Marco Messeri, sarebbe stato gravissimo ometterne il nome. E da quanto ho appena scritto si evidenzia quanto Virzì ami circondarsi di attori ineccepibili, anche i caratteristi cui vengono affidati minimi ruoli. Un film da dieci e lode, e non ho altro da aggiungere.

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