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Lettere da Berlino

Regia di Vincent Perez vedi scheda film

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La recensione su Lettere da Berlino

di millertropico
4 stelle

Dunque anche Vincen Perez è tornato alla regia un'attività che ha sempre alternato a quella più corposa di attore.

Purtroppo però l'esito questa volta  è stato tutt'altro che soddisfacente  e non riesco di conseguenza a capire le ragioni che  hanno fatto selezionare (e poi passare) dall'ultima Berlinale un film che poteva sembrare anche interessante (ma solo sulla carta), il che mi fa dubitare sul fatto che i film scelti siano stati veramente visionati dai selzionatori e che ci si basi a volte solo sulla lettura delle sceneggiature.

La ricostruzione storica avrebbe anche potuto essere più che passabile, ma ha l'imperdonabile difetto (qualcosa di simile era accaduto anche con "The Reader", ma li almeno ci si limitava solo ai titoli dei libri che rimaneva comunque un fatto abbastanza grave) di presentarci  la Germania nazista come se si fosse in inghilterra, perchè tutto è scritto in inglese e non in tedesco  e questo a mio modesto avviso è davvero inconcepibile perche toglie autenticità a un'opera che intenderebbe trattare un argomento importante singolarmente inflazionato in questi ultimi due anni forse al fine di esorcizzare la preoccupazione per il ritorno  dei fantasmi di un passato che evidentemente non siamo stati in grado di esorcizzare completamente considerata la virulenza con cui si stanno gradualmente impossessando di un mondo - quello del presente - che a questo punto devo considerare totalmente privo di memoria storica e sta pericolosamente deragliando resuscitando i prodromi che portarono all'affermazione delle dittature del secolo scorso.

Tornando al film, io lo definirei un bolso e un po' sfiatato teatrino in cui nemmeno gli svogliati attori (Emma Thompson e Brendan Gleeson che recitano ovviamente in inglese nella versione originale, ma sono costretti a farlo con un - a tratti imbarazzante - accento tedesco) fanno una bella figura (sembrano delle inerti  statuine in movimento incapaci persino di cambiare espressione col mutare - anche drammatico - degli eventi).

Eppure il soggetto - tratto da un corposo romanzo di Hans Fallada che rimanda comunque alla vera storia dei coniugi Otto e Elise Hampel, giustiziati nel 1943 e ha come elemento centrale della narrazione il tema della delazione - non sarebbe stato male, tutt'altro (è la realizzazione filmica, la sua forma, a lasciare insoddisfatti, a non "quagliare insomma").

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