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Un bacio e una pistola

Regia di Robert Aldrich vedi scheda film

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La recensione su Un bacio e una pistola

di Utente rimosso (SillyWalter)
9 stelle

"I feel so mean and rot / I'd rather have the blues than what I've got"

 

Cloris Leachman

Un bacio e una pistola (1955): Cloris Leachman

 

       Notte fonda. Una donna affannata corre a piedi nudi su una strada in mezzo al nulla. Ha indosso solo un impermeabile chiaro. Si sbraccia davanti a due fari in arrivo, le gomme strepitano, la macchina sbanda e la evita all'ultimo momento. Stringiamo sull'uomo alla guida il quale, senza scomporsi, si dedica a rimettere in moto l'auto: "Mi hai quasi sfasciato la macchina." dice imperturbabile Mike Hammer, "Allora?! Monta su..."

       La donna è fuggita da un manicomio. Non vuole rivelare ad Hammer la verità per non metterlo in pericolo ma gli dice di ricordarsi di lei se le cose dovessero andare male. Subito un'auto nera li butta fuoristrada. Ne escono tre persone, inquadrate solo dalla vita in giù, e vanno decise verso l'auto di Hammer mentre la donna inizia ad urlare a squarciagola. Una dissolvenza porta le urla nella scena seguente, sul particolare delle sue gambe nude che si dibattono oltre il bordo di un tavolo. Quando il grido si ferma vediamo uno degli uomini senza volto allontanarsi dalla donna brandendo delle tenaglie. Hammer è anche lui nella stanza privo di sensi. I criminali lo mettono al volante della sua auto insieme al cadavere di lei e li spingono giù per un burrone.

 

 

 

        "I feel so mean and rot / I'd rather have the blues than what I've got" ("Mi sento così vile e miserabile / preferirei la malinconia a questo") 

  

      "I'd rather have the blues" di Nat King Cole è il brano che esce dall'autoradio di Hammer quando la fuggitiva sale a bordo e iniziano a scorrere i titoli di testa (ma ritroveremo il pezzo anche più avanti). Ci preannuncia, se vogliamo, la fine di un'epoca, la fine del noir classico o forse anche catastrofi più radicali... Non c'è più neanche la malinconia disillusa e romantica dei Sam Spade e dei Philip Marlowe. Mike Hammer è l'eroe e il simbolo di un nuovo mondo in cui il marciume è ovunque e il male prende forme strane: i nemici sono una minaccia senza volto o pedine intercambiabili, oppure hanno le sembianze immateriali di un castigo divino (la moglie di Lot...la Medusa...il vaso di Pandora). E Hammer è impastato dello stesso male che ha attorno, ha i tratti spregevoli del nemico, è l'investigatore privato che sovverte le aspettative dello spettatore e lo porta a tifare controvoglia per una carogna (lo spettatore del '55 se conosceva Mike Hammer probabilmente si aspettava una carogna di tipo diverso...). 

       Hammer sembra attirare e repellere senza sosta le simpatie del pubblico come fa con le avances dell'insoddisfatta segretaria/amante Velda. Dà un passaggio alla ragazza ma solo perchè vi è costretto (LUI: "Non bastava usare il pollice?" LEI: "Si sarebbe fermato?" LUI: "No! [...] Dovevo lasciarla in mezzo alla strada, potrei ancora farlo."). Esce dall'ospedale dopo esser scampato al volo nel burrone e subito la polizia frena la nostra compassione delineandone l'indecorosa attività di "segugio da camera da letto" ("bedroom dick" in originale), il cui mestiere consiste nel fabbricare prove nelle cause di divorzio facendo "lavorare i mariti" da Velda per poi "spremere il fesso di turno". E ancora: non facciamo a tempo a temere per la sua sorte quando viene aggredito per strada che la sua reazione è più impressionante dell'aggressione: sbatte ripetutamente il sicario contro il muro con una smorfia bestiale e quando torna all'attacco lo butta giù per una scalinata e rimira il suo operato sorridendo. Poi rintraccia la coinquilina della defunta e le chiede: "Non vuole vendicarla?" ma di seguito con Velda specifica di lasciar perdere per un po' i divorzi perché ha per le mani "qualcosa di grosso". "E quindi anche la tua fetta sarà grossa", capisce al volo Velda. Quel che muove Hammer non è l'etica personale nè tantomeno l'intenzione di vendicarsi ma l'avidità. E per mettere le mani sull'ambito "chissacchè" (come lo chiama Velda; "whatsit" in originale) non disdegna neanche di mettere a rischio la vita di chi ha vicino.

 

Ralph Meeker, Gaby Rodgers

Un bacio e una pistola (1955): Ralph Meeker, Gaby Rodgers

 

       Qualche nota sulla distribuzione dell'abiezione tra le parti. I criminali danno subito del loro peggio e stabiliscono il termine di paragone: misteriosi, sadici, spietati, capaci di torturare a morte una ragazza. I criminali però sono anche anonimi, sacrificabili (intercambiabili) e al vertice della gang c'è addirittura un elegante intellettuale che inanella citazioni classiche (mentre Hammer viene descritto come ignorante e narcisista...e distrugge il prezioso disco "Pagliacci" di Caruso...). Il male che Hammer deve affrontare o è invisibile ("chissacchè" compreso) o "irrilevante" e transitorio. In definitiva lo spettatore vedrà crudeltà e sadismo solo sul volto del detective e a restargli impressa sarà la violenza facile di Hammer verso tutti, dai criminali ai malcapitati informatori (con l'apice del visibile piacere con cui schiaccia in un cassetto la mano di un coroner troppo venale). E diamo un'occhiata a quel che succede quando l'intrepido Mike s'introduce dalla porta principale in una delle tane dei malviventi (strana tana, una villa con piscina. Anche questo un segno dei tempi?). Invitato a farsi un tuffo viene raggiunto nello spogliatoio da due scagnozzi mandati a farlo fuori. Qui la prospettiva si ribalta, quello senza volto è Hammer. Ripresa dal basso, le sue gambe alla nostra sinistra, uno dei due scagnozzi ci viene incontro e quando il busto esce dall'inquadratura un rumore improvviso, senza che quasi le gambe del detective si muovano, e il malfattore è steso. L'altro fila via con l'aria molto confusa. Il loro capo allora decide di proporgli un accordo: "Mike, lei mi piace. [...] Quanto vuole per tornare nelle fogne dalle quali è strisciato fuori?"; Hammer:"Possiamo trovare un'intesa, siamo tutti e due poco raccomandabili.". L'accordo poi non si troverà perchè l'investigatore privato è troppo avido, ma se ci fossero stati dubbi ora è chiaro che sono orgogliosamente usciti tutti dalle stesse fogne. E Hammer sembra anche disporre di qualche misteriosa arma in più.

 

       Anche tra le donne il marciume dilaga agevolmente. Manca la compagna angelicata di molti noir e la dark lady è "esplosa" diffondendo le sue malevole prerogative. La concupiscente e fedele Velda accetta di sedurre mariti per spillare loro quattrini (si parla anche di andare a letto con possibili informatori...), non certo la più innocente delle occupazioni per la morale del 1955. Le motivazioni della fuggitiva Cristina invece non sono chiare, ma anche fosse stata l'unica anima candida il trattamento che le viene riservato credo lanci un chiaro messaggio sul suo diritto d'asilo in questo mondo. Ci sono poi donne armate, donne traditrici e una "pupa del gangster" che dà vita a una scenetta veramente originale, se non assurda. Quando Hammer si reca alla villa dei gangsters lo accoglie una bomba sexy platinata che dice di chiamarsi Venerdì. L'incontro dà l'idea di un esperimento: accostare due seduttori non disposti a fare il/la sedotto/a (come per Hammer contro i criminali un'altra scelta radicale e destabilizzante che contrappone due simili). Non so dire se fosse voluto (un ulteriore sferzata per Hammer?) ma di sicuro l'incontro finisce per enfatizzare il ridicolo di quei modi da playboy e da vamp.

Ralph Meeker, Cloris Leachman

Un bacio e una pistola (1955): Ralph Meeker, Cloris Leachman

 

VENERDÌ: "Salve! Però che coincidenza!"

HAMMER: "Come stai bellezza ('madam' in originale)?"

V : "Come sto? Fantasticamente!" [Si baciano, con sax di sottofondo]

H : "Non aver paura, non mordo."

V : "Hai un sapore diverso da tutti gli altri. Ma non importa, anzi è molto meglio. Andiamo. [si avviano, poi lei lo ferma] Un altro?"

H : "Perché no?" [Si ribaciano]

V : "Sei certo che non ci siamo già conosciuti?"

H : "Sicurissimo"

V : "Chi sei?"

H : "Chi sono io? Chi sei tu?"

 

       È stato ampiamente chiarito che l'anarchia e la furia devastatrice di KISS ME DEADLY sono principalmente il risultato della convergenza di due diversi disprezzi (un bellissimo metodo creativo purtroppo più unico che raro): il disprezzo nei confronti del Mike Hammer di Mickey Spillane e quello per il senatore McCarthy. Aldrich vedeva Hammer come "un investigatore privato cinico e fascista" e insieme allo sceneggiatore A.I. Bezzerides intendeva farne una rappresentazione di McCarthy e un'accusa alla sua filosofia del "fine che giustifica i mezzi" e del "vigilante solitario autonominato" che avevano portato alla caccia alle streghe degli anni '50. L'Hammer di Spillane per altro era noto anche per il suo odio nei confronti dei "commies" (comunisti), il che lo avvicinava ancor più a McCarthy . Fu così che regista (ma Aldrich era anche produttore ed aveva quindi più libertà) e sceneggiatore adattarono un romanzo che li disgustava facendo di Hammer un sadico investigatore che, a differenza dell'originale, non si erige a giustiziere perchè la legge è lenta e incompetente ma ha semplicemente un secondo fine venale, per quanto sembri proprio stare dalla parte giusta. Bezzerides, a cui si deve anche l'idea del finale, dichiarò addirittura di aver lavorato in fretta per via del fastidio suscitatogli dal romanzo, divertendosi però ugualmente a infarcirlo di personaggi e scene interessanti.

Gaby Rodgers

Un bacio e una pistola (1955): Gaby Rodgers

 

       ! ATTENZIONE SPOILER !

       Per caricare il film di un ulteriore significato politico vennero anche cambiati il "chissacchè" e in parte i criminali coinvolti. In origine i nemici di Hammer erano mafiosi, nel film diventano un ampio mix (non ben definito) di privati, spie e mafiosi stessi. Il "chissacchè" invece, che nel romanzo era una grossa partita di droga (e andava comunque eliminata perché non avrebbe passato la censura), si tramuta in un ordigno atomico (o materiale fissile o quel che è, in fondo non viene specificato...). Per quanto questo cambiamento confonda un po' le acque del bersaglio primario (il pericolo atomico può essere una critica al governo ma non direttamente a McCarthy) è indubbio che sia un azzardo geniale, frutto incestuoso delle intenzioni politiche e del cumulo d'odio per il protagonista da parte degli autori (difficilmente si può immaginare un finale così catastrofico in un qualsiasi altro noir del periodo) ed è indubbio che doni al film un impatto visivo eccezionale, capace di conquistare sempre nuove generazioni di cinefili (ovviamente in testa i critici dei "Cahiers" che ripescarono il film dall'oblio e Tarantino con la sua valigetta di PULP FICTION). Ma è interessante notare anche come questa inattesa svolta nucleare (che qualcuno ha definito un MacGuffin) sia azzeccata e rinnovi il suo interesse proprio perchè risulta essere un elemento dotato di vita, forza e godibilità proprie (aldilà della lettura politica). A un primo impatto, infatti, il finale apocalittico risulta una logica (e mitologica, biblica) conclusione tanto per i personaggi e la vicenda in questione quanto per il percorso del genere noir, un genere in quegli anni sempre più scuro e disilluso che raggiunge qui il suo punto di saturazione, preannunciando nel contempo una nuova epoca di paranoie e paure apocalittiche (tra parentesi, a proposito del percorso del noir, anche in un altro dei grandi noir tardo-classici, L'INFERNALE QUINLAN di Welles, nelle vesti di cattivo c'è una figura solitamente positiva come un capitano di polizia).

   

       Nonostante nessuno all'uscita del film avesse colto il riferimento a McCarthy, la "Kefauver commission" (un'unità federale nata per investigare sulla criminalità organizzata) nominò KISS ME DEADLY nemico pubblico numero uno nella lotta alla corruzione dei giovani americani. Il film di Aldrich fece il suo non facile percorso (la distribuzione pare essere stata ostacolata nel sud degli USA da alcune figure religiose, il che forse generò il mistero dei due finali*...), non fu un progetto redditizio (almeno per Aldrich, per sua ammissione) e dopo qualche settimana scomparve dalla coscienza collettiva, bandito anche dalla televisione, finchè quelli dei Cahiers non lo dichiararono un capolavoro del noir. E gli americani replicarono: cos'è un noir?

Ralph Meeker, Maxine Cooper

Un bacio e una pistola (1955): Ralph Meeker, Maxine Cooper

 

       * Nel 1997 è stata presentata una versione "director's cut" di KISS ME DEADLY e il mondo ha così appreso che circolavano da sempre due versioni del film con due finali diversi e che la più diffusa era proprio quella contraria alle intenzioni di Aldrich e Bezzerides. Il regista nelle interviste aveva chiarito di essere a conoscenza solo del finale da lui concepito: la casa sulla spiaggia in fiamme, Velda e Hammer escono, scendono in spiaggia e dalla battigia guardano il divampare del disastro atomico (questa versione ha 65 secondi in più). Nell'altra li vediamo invece per l'ultima volta ancora in casa avvolti da fiamme e bagliori e l'immagine finale è per l'esplosione dell'edificio, a cui si sovrappone "the end". L'ipotesi più attendibile (ma sempre ipotesi resta) dei benemeriti che si sono occupati del caso è che la United Artists, che aveva i diritti di distribuzione, abbia modificato di sua iniziativa il finale per rendere il film più gradito a certi mercati (come il succitato sud degli Stati Uniti). Forse un Hammer punito per i suoi peccati faceva sembrare il film più digeribile. La cosa buffa è che su quel finale si è teorizzato parecchio (la fine brutale, quel taglio netto che ha ispirato stilisticamente i registi della nouvelle vague...) solo per scoprire infine che era un moncherino arrangiato per motivi economici. Dal punto di vista del contenuto in realtà non cambia molto. Aldrich stesso infatti commentò che "Mike viene lasciato vivo quanto basta perché veda la catastrofe che ha causato, ma di certo lui e Velda sono stati seriamente contaminati". Quel che cambia è però lo spirito. Aldrich e Bezzerides avevano sadicamente scelto per Hammer una morte lenta e se possibile tormentata dai sensi di colpa. Nessuna pietà per Mike Hammer.

 

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