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Voglio solo che mi amiate

Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film

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La recensione su Voglio solo che mi amiate

di Baliverna
7 stelle

Fassbinder, con il solito rigore e pulizia dello stile, racconta un dramma coniugale come tanti, dove proprio non c'è niente di eccezionale (se non alla fine). I personaggi sono realistici ma anche sfumati: la vera natura di ciascuno rimane un po' in ombra e forse indecifrabile. La più inquadrabile è la giovane moglie, i cui pensieri e motivazioni sono infatti abbastanza chiari. Ma il protagonista e i suoi genitori sono circondati da un'aura di leggera ambiguità, anche riguardo alla realtà o irrealtà di certe azioni: ad es. il padre di lui ha un'amante mangiasoldi oppure finge di averla per giustificare alla moglie le discrete somme che passa sottobanco al figlio? Sia vero l'uno o l'altro caso, il personaggio ne riceve quell'indecifrabilità di cui sopra.
Dove questa volta secondo me Fassbinder manca un po' il bersaglio è proprio nella messa a fuoco del messaggio del film, che tocca il titolo stesso. Le didascalie che appaiono alcune volte sinceramente mi confondono le carte in tavola. E' evidente, infatti, che il giovane marito esagera con le spese e dà un'importanza eccessiva ai beni di consumo, presupponendo nella moglie un desiderio di cose che in realtà non c'è. Si immagina che lei subordini il suo amore alla sua capacità di darle un tenore di vita elevato, e per questo fa il passo più lungo della gamba. Il titolo dice che egli vuole solo che lo amino. Ma non lo fanno già? Della moglie direi proprio di sì, ma credo anche dei genitori. La didascalia, invece, calca la mano sul fatto che i genitori gli hanno voluto bene solo per due settimane dopo che lui aveva finito di corstruir loro una casa nuova... A me non sembra, infatti il padre continua ad aiutarlo. Se Fassbinder vuol far vedere un uomo che si consuma nel servire gli altri per farsi amare, e non si rende conto che i suoi sforzi sono eccessivi e superflui, allora il discorso potrebbe filare. Altrimenti, francamente, non capisco bene il senso del film.
Forse - forse -  la pellicola è il ritratto di a quali deviazioni ed eccessi possa portare un distorto desiderio di essere amati, o meglio rispettati per la propria posizione sociale. In questo quadretto il denaro gioca un ruolo primario, spropositato, sia nel padre che nel figlio. Il padre preferisce passare per frequentatore di prostitute d'alto borgo piuttosto che rivelare alla moglie che passa soldi al figlio. Il figlio preferisce dire bugie, ammazzarsi di lavoro e... ammazzare pur di dare alla moglie un tenore di vita alto e appariscente. Su tutto, la tremenda vergogna che prova quando deve chiedere soldi ai genitori, e un senso di frustrazione da cui non si libera mai. Questa potrebbe essere una lettura interessante del film. Il fatto però che sia difficile da cogliere ne costituisce secondo me anche un limite.
In generale lascia un po' perplessi, ma non annoia un solo istante ed è girato al solito molto bene.

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