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Inferno

Regia di Ron Howard vedi scheda film

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La recensione su Inferno

di silviodifede
3 stelle

Tom Hanks riesce finalmente a regalare un Robert Langdon credibile, ma restano i difetti di regia e sceneggiatura dei primi due film. Inoltre, il libro "Inferno" di suo non è il massimo e la seconda parte è una totale confusione. Ancora male.

Per loro natura, la trasposizione in video dei libri di Dan Brown è estremamente probante: troppo ampi di concetti e troppo complessi per non perdere qualcosa di fondamentale nell'ingranaggio. Lo avevamo visto bene già con due ottimi libri come  "Il Codice Da Vinci" e il precedente (per i lettori) o successivo (per filmografia) "Angeli E Demoni", entrambi parecchio sfilacciati nella versione cinematografica.

 

Allora come è possibile provare a fare un buon film con "Inferno", che è ampiamente il libro meno riuscito di Dan Brown (in particolare tra quelli della serie di Robert Langdon)?

 

Il film come il libro parte bene, sembra creare intrecci intriganti, ma proprio come il libro a lungo andare si perde: è proprio il tema di fondo a non convincere del tutto e si ha un capitolo minore nella bibliografia di Dan Brown.

 

Howard con la sua regia non aggiunge nulla, anzi la seconda parte del film risulta confusionaria. Se Dan Brown un senso ai vari eventi era riuscito a darla, a vedere il film tanti punti interrogativi restano insoluti. E dire che nella prima parte il ritmo è anche discreto e (forse proprio perché la distanza da colmare rispetto ai primi film era inferiore) l'attinenza al libro era buona.

 

Non tutto è da buttare. Da fan della serie, non ho mai visto nel pur bravo Tom Hanks il Robert Langdon che immaginavo leggendo i libri. In questo Inferno invece abbiamo un Hanks decisamente superiore: lo aiuta il non dover recitare con la pettinatura ridicola dei primi film, ma lui stesso sembra crederci molto di più ed essere quindi molto più credibile.

 

Il progetto di trasposizione dei libri di Dan Brown al cinema però continua a non convincere. Sembra un qualcosa fatta in maniera superficiale, servirebbero sceneggiatori diversi e soprattutto un regista più abile. Anche questa insomma è un'occasione persa (anche se meno roboante delle prime due, qui d'altronde il libro non era il massimo).

 

Il nome di Omar Sy serve solo per la locandina. Peraltro il francese è doppiato in maniera irritante.

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