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Vogliamo vivere

Regia di Ernst Lubitsch vedi scheda film

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La recensione su Vogliamo vivere

di mahleriano
8 stelle

Volete ragionare sul nazismo? Guardate questo film!
A fronte di un film su cui in questo periodo molti hanno così seriosamente voluto vedere le origini del nazismo scrivendo fiumi d'inchiostro, mi piace parlare con molta semplicità di questa pellicola, in cui c'è realmente e beffardamente più nazismo di quanto non si immagini lontanamente... La differenza? Quanta vera genialità qui! Il nazismo descritto in queste immagini è reale fin dalla descrizione dell'invasione della Polonia: e non è uno scherzo. Pur presentandosi come commedia, l'avvio è in fondo drammatico, la percezione del dolore che verrà, ben palpitante. E ciononostante... Magia! L'ironia si insinua fin dall'inizio con un monologo memorabile (essere o non essere) che non potrà mai più essere dimenticato, perché apre e chiude il film come soltanto un genio della comicità poteva concepire! Ma perché questo film è ancora così attuale e per nulla datato o scontato?
Perché in questo film gli uomini sono uomini e non indagini di studi filosofici più o meno arroganti. Gli uomini si innamorano nonostante la guerra, gli uomini pensano al teatro perché non smettono mai di amare il loro mestiere legato così intimamente all'intelligenza e alla passione, gli uomini tramano per riconquistare la libertà, gli uomini prestano la loro arte recitativa per servire una causa e per dimostrare quanto in fondo i loro oppressori siano solo semplici e aberranti burattinai intimamente stupidi. Probabilmente più stupidi di quanto nessuno studio si sia mai degnato di ammettere pubblicamente. E come non notare che una frase come quella pronunciata dal professore all'attrice protagonista la dica tanto più lunga su tante indagini psicologiche, proprio perché in fondo così di bassa lega? "In teatro lei certo sa quanto è importante scegliere la parte giusta... ma anche nella vita si deve saper scegliere qual è la parte giusta... quella che vince..." Chi vuole intendere intenda, altro che bambini sottoposti ad angherie, come purtroppo da sempre accade. Ed ecco le figure del colonnello e del suo attendente Schultz, certo parodiche, si, ma fino a che punto? Fino a che punto non si vuole ammettere che il nazismo sia stato anche questo? O fino a che punto non ridere alla grande di un rapito saluto nazista fra un bacio ed un altro perché la causa è così intimamente idiota da travalicare ogni buon senso? Perché non ammettere che tutto questo, oltre alla più che abusata parola esaltazione, non sia descrivibile anche con un'altra semplicissima parola: stupidità abissale. Solo chi ha la percezione della Comicità con la C maiuscola poteva forse capire e inventare un film così, che per certi versi davvero è la continuazione de Il grande dittatore di Chaplin. Ma più concreto, e forse per questo ancora più sferzante. Perché nasceva due anni dopo, e di devastazioni se ne erano già accumulate molte. Ma che non perde la capacità di uccidere con una satira feroce e coraggiosissima, se si pensa che la guerra era ancora in atto. E non a caso il film non fu immediatamente compreso per quello che realmente era e fu bersaglio di critiche. Fatto sta che ha quasi settanta anni e non si sentono, e si ride, ma soprattutto si riflette. E se anche so bene che non sia affatto lecito paragonare due film così diversi, credo che qualche nastro di colore immacolato, pieno di pretenziosità intellettuali e ammiccanti per la scelta di una Germania anziché di uno Zambia qualunque, si squaglierà ben prima.

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