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Vivere e morire a Los Angeles

Regia di William Friedkin vedi scheda film

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La recensione su Vivere e morire a Los Angeles

di Souther78
6 stelle

Carrozzone rumoroso e coinvolgente molto anni '80, vittima di un doppiaggio aberrante che trasforma "partner" in "gemello". Buchi di sceneggiatura e nonsense si sprecano, mentre il personaggio di Turturro si rivela inutile dall'inizio alla fine, e Pankow nei panni dello sbirro non è mai credibile. Bello, ma non bellissimo.

 
Vivere e morire a Los Angeles ci riporta indietro di alcuni decenni, fino a un'estetica anni '80, in una narrazione che ricalca in più di un caso lo stile degni anni '50 e '70. Gli elementi del genere ci sono tutti: uno sbirro cattivo, un cattivo cattivissimo, le pupe, gli spioni, e perfino il capo che applica il manuale alla lettera. Tutto molto essenziale, rude e come da stereotipi.
 
Inseguimenti serrati, sparatorie, epica moderna nella lunga sequenza attraverso le autostrade californiane, e un cast di prim'ordine.
 
Se è vero che si tratta di un classico del genere, che non può mancare nella visione di qualunque appassionato di cinema a stelle e strisce, è pur vero che non possono sfuggire alcune criticità che compromettono irreparabilmente il risultato finale.
 
Iniziando dalla fine, il doppiaggio italiano è atroce: se qualcuno ci sa spiegare perchè partner diventi gemello, lo scriva nei commenti, per favore! A memoria non ci sovviene alcuna traduzione analoga, neppure in quegli anni: perchè, perchè non si è potuto lasciare partner, oppure: socio, compagno, collega????? Insomma, la visione in italiano risulta disturbante anche a causa di questa assurdità linguistica, che priva di senso i dialoghi.
 
Venendo all'opera in sè, il problema di fondo è una sceneggiatura a tratti ipersemplicistica, e tratti totalmente sconclusionata, e, in generale, decisamente troppo forzata. La presenza di Turturro è completamente irrilevante nel film, e non si ha la minima idea di quale sarebbe l'utilità che ne vorrebbe ricavare il protagonista. Soprattutto, dopo che abbiamo visto le mille raccomandazioni e minacce nei suoi confronti, vediamo il supersbirro superincazzato portare tranquillamente in ospedale, tipo gita scolastica, il detenuto, per visitare una ipotetica figlia che non porta neppure il suo cognome, e che tra l'altro ha un classico cognome da persona di colore. Ma perchè il primo "gemello" (!!!) del protagonista dovrebbe andare da solo lì dove va?? Non ha alcun senso. L'avvocato di Masters, quindi, per chi lavora? Fa il doppio gioco? Il triplo gioco? C'è, poi, il rapporto di Chance con Ruth: questo la tratta come un escremento, e lei ci sta... ma il vantaggio quale sarebbe? Non ci sembra che una ragazza con quell'aspetto, nella LA degli anni '80 avrebbe avuto ragione di appendersi a un simile elemento, per poi vivere nell'ombra e nel sospetto continuo.
 
Il montaggio di sicuro non aiuta, giustapponendo scene poco meno che casualmente: pensiamo al ritrovamento di Cody-Turturro. Sulla base di cosa ci si arriva? 
 
In generale, la sensazione è che le componenti estetica ed emotiva abbiano eclissato tutto il resto, finendo per danneggiare irreparabilmente l'opera: un cast abbondantemente sprecato, con Turturro che decora ma nulla apporta, una narrazione confusa e pasticciata che scorre su binari inesorabili, eventi e circostanze che si verificano senza motivi percettibili.
Alla fine della visione non abbiamo neppure capito se questi fossero poliziotti, agenti segreti, federali, o cosa. La struttura e il comportamento sono quelli di un dipartimento di polizia, ma l'inizio e altre scene ripetono trattarsi di agenti segreti. In almeno un caso, si qualificano come dipartimento del tesoro. In tutto ciò, nessuno nomina mai l'FBI, che sarebbe semmai l'unico competente. E perchè mai la CIA poi avrebbe giurisdizione in un caso simile? Insensato.
 
Da ultimo, John Pankow nei panni dello sbirro semibuono o semicattivo proprio non funziona: non ha il  phisique du role e inoltre in quegli anni lo ricordiamo come il cugino Ira nella sit-com Innamorati pazzi. Insomma, decisamente fuori parte specie nel finale, in cui dovrebbe assurgere a nuovo duro del quartiere.
 
In definitiva, un film rutilante, coinvolgente, trascinante, con un cast stellare, ma decisamente sopravvalutato, poichè i numerosi difetti, specie in italiano, lo affliggono pesantemente, rendendoci impossibile concordare con un punteggio superiore a 8/10: 7 sarebbe più che sufficiente per la resa finale, ma se dovessimo assegnare un voto a ciascun aspetto, la media probabilmente non supererebbe il 5.
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