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Vivere e morire a Los Angeles

Regia di William Friedkin vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Vivere e morire a Los Angeles

di axe
8 stelle

A due giorni dal pensionamento, dopo decenni di lavoro, l'agente federale Jimmy Hart è brutalmente ucciso da Eric Masters, un falsario sul quale il detective indagava da tempo. Il "gemello" agente Richard Chance decide di fare giustizia catturando Masters, vivo o morto. Mobilita, pertanto, allo scopo, ogni risorsa a sua disposizione. Durante l'indagine, Chance infrange la legge compiendo atti via via più gravi e mette in pericolo la vita di John, il nuovo compagno di lavoro, d'indole prudente e timorosa; ma anche John saprà dimostrare di avere pelo sullo stomaco ed essere idoneo all'ambiente. Il regista William Friedkin, diversi anni dopo "Il Braccio Violento Della Legge", dirige un altro poliziesco, duro e pessimista. Come suggerisce lo stesso titolo, la grande, caotica, Los Angeles è lo sfondo ideale per raccontare una fosca storia di vendetta ed avidità. La città, pulsante di vita, ma anche di corruzione e morte, rappresenta un ambiente nel quale l'edonistica società statunitense degli anni '80 rivela alcune tra le sue contraddizioni. Sotto un manto di opulenza e benessere si nascondono miserie morali, pulsioni irrazionali, tensioni insoddisfatte; le tentazioni della ricchezza rendono gli individui affamati di soldi. Per l'intera durata del film sono citate grandi somme di denaro, contropartita per la vita o altri beni primari. La caratterizzazione del villain non lascia spazio a sorprese. Masters è "disturbato" come artista - pittore animato da istinti distruttivi che lo portano ad incendiare le proprie opere poco dopo averle realizzate - ma estremamente razionale come malvivente; abilissimo falsario, cura in prima persona sia la stampa delle banconote sia le trattative per lo smercio del "prodotto", sia, infine, la protezione del "business", usando spietatamente le armi da fuoco. E' la caratterizzazione dei "buoni" - qui, le virgolette sono d'obbligo - a spiazzare lo spettatore. Richard Chance non è uno stinco di santo. Scommettitore ed amante del rischio fine a sè stesso, sa ben destreggiarsi nel torbido della propria città. Benchè mosso dalla condivisibile intenzione di vendicare l'amico e collega, travolto da una sorte crudele e beffarda, Richard commette - sia per colpa e imprudenza, sia con coscienza e volontà - una tale serie di azioni immorali e/o illecite, da spingere lo spettatore a "disamorarsi" del personaggio. Incurante del grave pericolo in cui mette chi collabora con lui - tra queste persone figura una donna, costretta sotto ricatto ad essere sua informatrice ed amante - agisce senza coordinamento, o anche di nascosto dai propri superiori, arrivando a far uccidere un detective di altra agenzia investigativa che operava sotto copertura. Se a Richard è comunque giusto riconoscere determinazione e coraggio, non altrettanto è possibile per John, riluttante nel seguire il collega più per paura che per rigore morale. Grazie al suo comportamento ondivago, riesce ad arrivare all'epilogo della vicenda con pochi guai; ma è anche pronto per "saltare il fosso", occupando gli spazi lasciati liberi da Richard. Chiusa, di fatto senza vincitori, la contesa tra quest'ultimo e Masters, la tormentata vita dei comprimari va avanti, pare senza troppi scossoni o rimpianti; John trae vantaggio dalla brutta fine del collega, la compagna di Masters si allontana senza rimpianti dall'abitazione condivisa, l'ambiguo avvocato nega la sudditanza all'uomo. Nulla cambierà, nonostante il costante scatenarsi di forze distruttrici, simbolicamente rappresentate dal fuoco, elemento visibile in più momenti del racconto. Il ritmo del film non è altissimo, ma costante. Nome e ruolo del "colpevole" sono dati noti; le attività d'indagine si concretano nella ricerca del modo migliore per incastrarlo. Notevoli alcune sequenze d'azione, tra le quali il lungo inseguimento della vettura senza targa di Richard e del terrorizzato John. Buone prestazioni per William Petersen (protagonista) e Willem Dafoe (antagonista), fisicamente non troppo diversi l'uno dall'altro. Notevole la colonna sonora del gruppo new wave Wang Chung; rende perfettamente l'atmosfera anni '80 dell'opera. Ottimo film poliziesco, brilla per valide caratterizzazione dei protagonisti ed evocativa ricostruzione di un ambiente, infido e malsano, nel quale agiscono personaggi senza speranza di sopravvivenza o redenzione.

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