Regia di Adam McKay vedi scheda film
La grande scommessa è una sorta di fiction basata su fatti reali, un po' alla Oliver Stone e un po' modellata su un film come Tutti gli uomini del presidente. La storia è quella di alcuni operatori finanziari gravitanti intorno a Wall Street, che già nel 2005, in base all'osservazione dell'andamento dei mercati e ad alcuni calcoli, intuirono la bolla immobiliare e quindi la crisi che sarebbe scoppiata nel 2008 e che avrebbe coinvolto un po' tutto il mondo, incluso il nostro paese.
Il film di McKay riesce anche a spiegare e a farci capire come fu confezionato questo disastro. A grandi linee, gli istituti bancari americani fornivano a qualsiasi cliente mutui per comprarsi case sempre più belle, ben al di sopra delle loro possibilità. I mutui venivano concessi al di fuori di qualsivoglia logica bancaria e infatti ben presto molti dei mutuatari smisero di pagare le rate, perché non se le potevano permettere. I provvedimenti presi dai banchieri per pararsi il deretano furono di impacchettare questi crediti inesigibili e metterli nelle obbligazioni da vendere ad altre banche, anche fuori dagli USA, e quindi ai loro clienti, cioè a noi, senza informarli della merda (sono parole del film) che si mettevano nel portafoglio.
I personaggi del film, però - si dirà - si accorgono di tutto e sputtanano i finanzieri di Wall Street che hanno combinato il casino e si rivelano quindi eroi dei tempi finanziari e tecnologici. Nemmeno per idea: cinici come i loro capi, vendono e comprano in modo da scommettere sulla rovina dell'economia americana e mondiale. Mentre molti dei loro colleghi riempiono i famosi scatoloni e se ne tornano a casa, loro contano i milioni di dollari guadagnati.
Il mondo non è perfetto e il cinema non è più il luogo della sua redenzione. Del resto, la crisi non è finita e ne scontiamo ancora le conseguenze. La sensazione che ci portiamo dentro dopo la fine del film è di grande impotenza.
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