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Mustang

Regia di Deniz Gamze Ergüven vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Mustang

di ethan
6 stelle

Cinque ragazze turche, tutte sorelle orfane di entrambi i genitori, Lale (Gunes Sensoy), Ece (Elit Iscan), Nur (Doga Doguslu), Sonay (Ilayda Akdogan) e Selma (Tugba Sunguroglu), alla fine dell'anno scolastico, passano dalla spiaggia e fanno con i compagni maschi degli innocenti giochi nell'acqua: qualcuno le vede e spiffera tutto alla nonna (Nihal Koldas) che le ha prese a vivere nella sua casa. Il comportamento delle ragazze viene considerato troppo sfacciato e esuberante e, con la complicità del figlio (piuttosto ottuso) della donna, vengono da questo momento segregate in casa, con l'unico scopo, per le maggiori di loro, di vedersi 'assegnare' un ragazzo, che nemmeno conoscono, come prossimo marito, in base ad un accordo tra le famiglie. Ma non tutte sono disposte a barattare la propria libertà e voglia di vivere, con due di loro che reagiranno in modo diametralmente opposto, una tragicamente e l'altra, combattendo per un futuro (che si spera) migliore ma soprattutto libero.

'Mustang' è l'esordio sul grande schermo di Deniz Gamze Erguven, regista franco-turca che tratta un argomento molto sentito e presente in tanto cinema medio-orientale, vale a dire la mancanza di libertà ed il clima oppressivo e soffocante, tipico di tanti fra questi paesi, che condiziona l'esistenza di tante donne, più o meno giovani, alle quali non viene nemmeno data la facoltà di poter scegliere ciò che è meglio fare delle proprie vite. In 'Mustang' basta un pretesto per trasformare la vita di cinque giovani in una prigione, rappresentata simbolicamente dalla grande casa della nonna dove abitano, che pian piano viene trasformata in una fortezza quasi inespugnabile ed inaccessibile dall'esterno, a meno che si mettano in atto i più ingegnosi stratagemmi.

I pregi migliori del film sono la freschezza e la leggerezza dello sguardo della neoregista, che consentono un trattamento spensierato ma non per questo remissivo o superficiale di tali scottanti temi, con un andamento da commedia e un ritmo che non viene mai meno, con solo uno scompenso drammatico nella seconda parte, che risulta mal gestito nell'economia della pellicola e, per fortuna, subito accantonato, ed una felice resa interpretativa corale, con un cast composto di attrici alle prime armi tutte molto spontanee e vitali, con la più giovane di tutte, Gunes Sensoy, ad essere una vera forza della natura, grazie ad un personaggio che simboleggia più di ogni altro il bisogno fisico di libertà, che non scende a compromessi con niente e nessuno.

Non si può tacere di quelli che sono dei difetti 'strutturali' del film, riscontrabili nella sceneggiatura, con una trama che sconta, incipit e finale a parte, una certa ripetitività di situazioni e con personaggi un po' schematici, come il classico famigliare ottuso, generalmente un maschio adulto, che non vuole saperne di ragionare e segue quello che gli è stato tramandato di generazione in generazione, l'altro famigliare, in genere una donna che vorrebbe concedere più libertà ma, un po' per timore e un po' per rispettare anch'essa le tradizioni, vive soggiogata e si lascia comandare; infine abbiamo tutte le ragazze, il cui spettro di mancate libertà di cui non possono godere viene quasi del tutto ristretto, tranne che per la minore di loro, unicamente alla sfera sentimentale e sessuale, riducendo e limitando così il ruolo, o più ruoli, che una donna può avere in una società in cui le è consentito disporre liberamente della propria vita.

Voto: 6,5.

 

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