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La vittima designata

Regia di Maurizio Lucidi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La vittima designata

di hallorann
8 stelle

Venezia al cinema è stata spesso rappresentata come un teatro naturale dai toni caldi e malati in MORTE A VENEZIA di Luchino Visconti, lugubre e sinistra in CHI L’HA VISTA MORIRE di Aldo Lado, dai grigi presagi in A DICEMBRE…di Nicholas Roeg, cupa e misteriosa in ANIMA PERSA di Dino Risi. Un miscuglio di tutte queste tonalità e umori è presente in LA VITTIMA DESIGNATA, in cui a dire il vero Venezia non è protagonista assoluta, però rimane impressa. Grazie soprattutto alla figura enigmatica e stravagante del conte Tiepolo. Stefano Augenti è un ex disegnatore divenuto uomo di affari per via delle rendite finanziarie della moglie. Ora che lui ha perso la testa per una modella vorrebbe comprare le quote della società che divide con la coniuge e scappare con l’amante. Lei non cede e Stefano non fa più mistero della sua insofferenza e della relazione extraconiugale. Per caso o per (s)fortuna a Venezia incontra e conosce Matteo Tiepolo, un giovane dai modi gentili e di nobili origini che gli offre la sua amicizia interessata. La situazione con Luisa peggiora di giorno in giorno, mentre Matteo lo segue come un’ombra proponendogli un patto diabolico.

LA VITTIMA DESIGNATA è un thriller piuttosto anomalo che da un lato mette in evidenza le frustrazioni di un borghese che ha abbandonato la vita “randagia” d’artista, dall’altro mette in atto un gioco psicanalitico tra opposti che si attraggono. “My shadow in the dark” canta nel finale Tomas Milian che nel film impersona il remissivo e sconfitto Stefano, mentre il conte è davvero la sua ombra oscura che gli cammina accanto. Dapprima con la sua singolare concezione di amicizia è un’attrazione, poi una tentazione, infine un incubo ma ormai è parte di sé e non può più sottrarsi al gioco. Tiepolo non esegue un ordine ma esaudisce un suo desiderio recondito, tant’è che il loro è un incontro tra logica e illogica, l’andamento narrativo pure ha passaggi simili tra verosimiglianze e non, razionalità e non, come i loro caratteri contrapposti e le stesse apparizioni/sparizioni di Matteo. Dodici è il numero che ricorre più volte, il delitto è un rito e le motivazioni di uccidere per vocazione o per necessità si mescolano ambiguamente nei personaggi. Adoro il melodramma ma detesto l’opera buffa.

L’esordiente Maurizio Lucidi su soggetto, tra gli altri, di Aldo Lado (anche aiuto regista) e la collaborazione alla sceneggiatura di Luigi Malerba e Fabio Carpi si avvicina al melodramma decadente, ben sottolineato dagli scenari lagunari e lacustri e da una Milano lontana dal centro, oltre che dalle musiche di Luis Bacalov che faranno da base al celebre “Concerto Grosso” con i New Trolls. Tomas Milian recita benissimo in italiano (si ripeterà in questa modalità soltanto ne LA LUNA di Bertolucci), giustifica il suo accento con origini venezuelane e interpreta alla perfezione un ruolo molto raro nella sua carriera. Pierre Clementi (doppiato da Giancarlo Giannini), tra lo ieratico e Mefistòfele (e dunque Augenti ricorda il Faust di Goethe), recita con naturalezza una parte cucitagli addosso che lui accentua con tocchi di stravaganza (come accadeva in BELLA DI GIORNO di Bunuel). Al termine delle riprese venne arrestato per uso e possesso di marijuana e incarcerato per 18 lunghi mesi. Quasi un contrappasso eccessivo del ruolo qui interpretato.

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