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Una vita difficile

Regia di Dino Risi vedi scheda film

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La recensione su Una vita difficile

di Baliverna
9 stelle

Un comunista con le idee chiare, il coraggio di dirle, e alcuni principi morali nell'Italia opportunista degli anni '50.

E' sicuramente una pellicola riuscita, una delle migliori interpretazioni di Sordi, tra i migliori di Dino Risi. Insomma, i primati sono tanti, ai quali deve aver contribuito il fatto di esser realizzato nel quinquennio a cavallo tra gli anni '50 e '60, nel quale il cinema italiano godeva dei migliori attori, sceneggiatori e registi, e sfornava capolavori a ripetizione. Gli stessi autori, negli anni successivi, non avrebbero saputo perseguire su questo cammino di perfezione.
Ebbene, è la storia di un partigiano comunista, dalla fine della guerra al reinserimento nella vita civile, alla partecipazione alla vita pubblica della nuova Italia. Ideologicamente, il film è decisamente di parte, grazie ad un Rodolfo Sonego che aveva le idee chiare, e ad un Dino Risi a cui non dovevano dispiacere. Tuttavia, la sapienza di entrambi evita il manicheismo nella visione del mondo - che si sarebbe presto diffusa nel cinema italiano - il didascalismo, e un discorso in formato "dimostrazione di teorema". Il protagonista, infatti, è sì un comunista (anche se la parola non si pronuncia mai) che sta dalla parte giusta, ma pure non viene idealizzato come personaggio. E' un uomo, infatti, con tutte le sue debolezze, coraggioso nel mostrare le proprie idee politiche, ma pavido e vigliacco quando si tratta di tener testa ad una suocera col piglio dirigista, o di confessare a questa e a sua moglie di essere stato ignominosamente bocciato all'esame. E' anche evidente che prende tante cantonate ubriacandosi e dicendo alla moglie cose di cui poi si sarebbe amaramente pentito. Dello stesso stampo, è il cedere a fare il servo di un potente. Accanto a lui, vediamo alcuni personaggi sfaccettati, su cui sembra essere stato sospeso il giudizio: la moglie apolitica che però ha tante ragioni, la suocera all'antica e impicciona ma pure non malvagia, e il nobile generoso che presta soldi al protagonista senza farglielo pesare.
La pellicola è anche una lancia spezzata in favore della coerenza e dell'onestà: chi vende se stesso guadagna tanti soldi, ma finisce per disprezzarsi, oppure cerca di non pensare a cos'è diventato. E' evidente che, al di là delle idee politiche che si difendono, il dire di no a chi ci offre molto denaro in cambio della nostra dignità non è un'idea che va di moda, e forse oggi meno di allora. Ciò non di meno andrebbe proprio messa in pratica.
In poche parole, la pellicola racconta la storia di un idealista in un'Italia qualunquista, conformista, opportunista e dedita al profitto. Viene condannato duramente l'ostracismo che la società riserva a individui come Silvio, il quale è inesorabilmente destinato alla marginalità per le sue idee politiche. Il discorso, tuttavia, può essere ampliato senza forzature: chi ha dei valori di riferimento, tra cui l'onestà, non diventerà mai ricco e di successo. Lo sceneggiatore Rodolfo Sonego, tuttavia, non sapeva che di là ad una decina d'anni le parti si sarebbero invertite, con il sopravvento della sinistra nella vita politica e culturale del nostro Paese.
Parimenti, il film condanna l'ipocrisia di chi "pratica le buone opere per essere lodato dagli uomini", atteggiamento da cui ci ha già messo in guardia Gesù Cristo. Qui l'ipocrita è il commendatore della parte finale, il quale strombazza a tutti che vuole organizzare un pranzo per i bambini poveri, ma dentro è in realtà un lupo rapace; è interpretato da un convincente Claudio Gora, peraltro specializzato in ruoli antipatici.
La regia di Dino Risi è ferma e asciutta, e conferisce alla pellicola una forte componente drammatica, che quasi non ci si aspetterebbe da lui. Solo nell'ultima parte, col protagonista che vaga ubriaco di qua e di là, c'è qualche smagliatura; ma siamo in presenza di un quasi capolavoro.
PS
Dopo aver aspettato per anni di rivederlo in TV (lo vidi la prima volta negli anni '90...), stufo dell'inutile attesa, sono andato a prendermi il DVD.

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