Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
Uno tra i film più “diretti” e cattivi di Bunuel che con la storia della novizia Viridiana vuole dimostrare la futilità e l’impossibilità del ruolo religioso nella vita umana. L’intera vicenda della donna, interpretata da una bravissima Silvia Pinal, è un rimando alla vicenda di Cristo e ciò lo si può evincere sia dalla funzione monastica di Viridiana sia dalle tentazioni demoniache che deve subire con lo zio e con i barboni che lei aiuta. Quello che sorprende maggiormente è l’assenza totale di elementi surrealisti che vengono in parte rimpiazzati da rimandi iconografici e musicali che contribuiscono ad amplificare la dimensione antireligiosa e blasfema della pellicola (vengono rappresentate in maniera irrisoria L’Ultima Cena di Leonardo e il Messia di Handel durante il banchetto dei poveri). Impersonandosi con Viridiana, veniamo posti di fronte a molti dubbi a cui Bunuel risponde con una soluzione finale cinica che in realtà una soluzione vera e propria non è: si devono cercare di alleviare il materialismo e la sfrenata lussuria per le ricchezze terrene o tale tentativo è inutile e pretenzioso? L’animo umano può essere redento o non c’è via di scampo all’istinto?
Un film strepitoso, devastante nella sua apparente semplicità.
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