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Janis

Regia di Amy Berg vedi scheda film

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La recensione su Janis

di Utente rimosso (woodyallen62)
8 stelle

Recentemente ho visto i docufilm su Kurt Cobain, Amy Winehouse e, lo scorso weekend, questo di Amy Berg su Janis Japlin. E se c'é qualcosa di non scontato che essi lasciano a noi che siamo cresciuti immersi nella dimensione ingenua, ma intensa, della musica rock, é il fatto di ricordarci che questi personaggi erano innanzitutto ragazzi pieni di passione che, con i loro traumi familiari o di altro genere, hanno sublimato la loro vitalità, a volte drammatica, in un talento assolutamente non comune.

Poi in queste storie c'entrano anche i meccanismi della società americana, con tutto quel che ne deriva: improvvisi e splendidi voli, sfruttamenti mercantili, immagini abilmente costruite o manipolate, e poi consistenti pressioni e, come in questi casi, cadute fatali! In sostanza, giovani forze creative incendiate dal loro stesso ardore. Sulla tomba di Jim Morrison c'é scritto "kataton daimona ..." (sotto il demone di se stesso) e la voce narrante del documentario su di lui conclude: "certo, ma per bruciare bisogna essersi accesi!". E questo é innegabile.  Ciò non toglie che il combinato disposto di una straordinaria fame di vita e di arte, e gli effetti dell'infernale macchina degli affari e del successo, hanno congiurato per portarli via troppo presto.

In questo senso é emblematica la vicenda della Winehouse, come Janis una delle più grandi e meravigliose cantanti mai esistite: una ragazza affamata di amore e di normalità, nonostante il suo straordinario talento. Amy che rimane immobile sopra un palcoscenico, di fronte a TV e a centinaia di migliaia di persone. Un palco e un pubblico che, a un certo punto, appaiono come degli estranei, intrusi nella propria vita, intrisa di piccole o grandi sofferenze. Sembrava dire: "sono solo una ragazza, con i miei scazzi personali, affettivi ...". La Joplin, in mezzo a una canzone (Ball & Chain), improvvisa un recitativo indirizzato al suo uomo, affinché ritorni da lei, con la speranza, mascherata da certezza, che lui non abbia alternative, perché la sua donna può essere solo lei!

Ecco, mi sembra che questi film ce li restituiscano nella loro dimensione a-mitica e più realistica, senza privarci dell'odore del loro talento e della magia dei tempi che hanno, che abbiamo vissuto. Una magia troppo spesso voltata in tragedia.

Le altre sensazioni che ci restano: una sana, sincera commozione. Un senso di dolce, struggente affetto. Verrebbe voglia di abbracciarli e non lasciarli più da soli! E poi la Musica! La meravigliosa Diva che hanno servito al meglio (e che meglio!), finché ce l'hanno fatta!

C'é una morale in tutto questo? Beh, credo sia solamente che bisogna apprezzare la buona arte e chi ce la sa elargire, senza perdere il contatto con la realtà e trasformarli in proiezioni ideali di quello che vorremmo essere. Troppo amore può uccidere!

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