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Il bacio dell'assassino

Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film

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La recensione su Il bacio dell'assassino

di Gangs 87
6 stelle

Dopo aver perso l’ennesimo incontro, sfidando un novellino, il pugile in declino Dave Gordon decide di cambiare vita e raggiungere gli zii a Seattle. Ma Dave assiste alle violenze che Gloria, la sua vicina di casa, subisce per mano di Raphael, proprietario del locale dove si esibisce come ballerina, la salva e se ne innamora. Quando Raphael lo scopre decide di rapire lei e ordina di ammazzare lui. Ma il piano dell’uomo non andrà come previsto.

 

In questo secondo lungometraggio dai tratti noir, Stanley Kubrick è capace di fare un notevole passo in avanti rispetto alla sua precedente pellicola; dimostrazione del fatto che il suo modo di fare cinema è in completa evoluzione, come si noterà anche con le pellicole successive. In questa storia in cui si riducono i silenzi e si infittiscono i dialoghi, pur senza diventare prolissi, la narrazione è senza dubbio nettamente più dinamica di quanto non lo fosse in Paura e desiderio.

 

Già la stessa presenza della caratterizzazione dei personaggi, con un passato raccontabile, arricchiti da legami affettivi anche esterni al racconto stesso, ci lascia intendere che Kubrick ha probabilmente preteso da Howard Sackler una sceneggiatura che si presentasse più lineare e coinvolgente, come infatti accade.

 

Questo succede anche perché il regista decide di sacrificare la parte psicologica, che rendeva la visione più lenta e faticosa, a favore di quella emozionale che indubbiamente crea un coinvolgimento più duraturo. È meno presente nel racconto la riflessione, sostituita da una dose di azione e sentimento, senza che mai l’una finisca per prevalere sull’altra, ma restando in un equilibrio tale da rendere la pellicola un ibrido tra azione e dramma sentimentale, con, perché no, anche una punta di thriller.

 

In questo suo secondo lavoro da regista Kubrick manifesta in modo eloquente anche il suo amore per la fotografia, arricchendo le sequenze di primi piani sugli attori protagonisti che sembrano trasformare la visione filmica in un fotoromanzo d’altri tempi.

 

Insomma, buona anche la seconda per il futuro Stanley Kubrick.

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