Regia di Giorgio Amato vedi scheda film
Un imprenditore ha disperato bisogno della raccomandazione di un ministro, che conosce di persona, per vincere un appalto. Invita così il potente politico a cena a casa sua e gli fa trovare buon cibo, vino costoso e una escort. Ma la serata degenera fin da subito.
Scritto e diretto da Giorgio Amato (che si ritaglia anche un ruolino nel cast), Il ministro è un quasi-kammerspiel intriso di una comicità nera, che si fa carico non solo di generare risate, ma anche di stimolare una riflessione morale nel pubblico. Morale blanda e, quanto è peggio, qualunquista (il ministro corrotto al centro della storia non viene mai politicamente inquadrato), ma pur sempre presente: un discorso che riguarda l'avidità e l'autoconservazione del potere, la lotta quotidiana e inesauribile contro di esso, la necessità di allearsi ai propri nemici per poter sopravvivere - e via dicendo. Poco di nuovo, ma messo in scena con grazia e soprattutto con un buon ritmo, dote indispensabile per un'opera che si svolge al 90% all'interno delle mura di un appartamento (ecco perchè quasi-kammerspiel). Colpi di scena e mutamenti emotivi si susseguono nei cento minuti di durata del lavoro, ben serviti da un gruppo di interpreti di sufficienti o buone capacità: Alessia Barela, Edoardo Pesce, Jun Ichikawa, Ira Fronten, con un Gianmarco Tognazzi ad alti livelli, secondo solo a un ispirato Fortunato Cerlino che emula il miglior Toni Servillo. Terza regia, ma la prima con ambizioni alte, per Amato. 4/10.
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