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The Neon Demon

Regia di Nicolas Winding Refn vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Neon Demon

di MonsieurGustaveH
9 stelle

"La bellezza non è tutto. E' l'unica cosa."

 

Si presenta con questa lapidaria tagline il nuovo film di Nicolas Winding Refn, premiato al festival di Cannes appena conclusosi - e per lo più in tutto il mondo - con una sfilza di critiche (negative) e incassi da record (per quanto infimi).

 

La trama è come sempre minimale e pretestuosa, nell'ottica di un risultato finale che vuole chiaramente essere di più ampio respiro:

 

Una candida e apparentemente indifesa sedicenne di nome Jesse, rimasta senza genitori per ignote ragioni, si trasferisce a Los Angeles per intraprendere la propria carriera nel mondo della moda.

Inevitabilmente, la ragazza viene presto corrotta fino al midollo dal malsano etere di tale ambiente, in cui viene mercificata la donna in quanto "carne" ed etichettata con una data di scadenza dislocata nel breve periodo, per poi essere scartata al fine di lasciare spazio ai nuovi carichi di carne fresca: un mondo che ti mastica fino all'osso per poi rigettarti inerme al suolo senza pietà. Perfettamente contestualizzata è, a tal proposito, la tanto criticata sequenza in cui dilaga il cannibalismo, con il corpo di Jesse offerto in sacrificio e fagocitato nella sua interezza, come se il suo sangue portasse con sé il succo dell'eterna bellezza (un po' come l'antropofagia praticata da alcuni primitivi dell'Africa centro-meridionale, che auspicava l'acquisizione di particolari abilità da parte di chi si cibava di determinati organi umani, come il fegato e il cuore).

 

La protagonista incarna perfettamente lo stereotipo a cui ogni teenager del nuovo millennio ambisce, ossia una personalità vista come riferimento seppur apparentemente sprovvista di qualità che lo giustificherebbero, se non quella di essere venuta al mondo rivestita da un guscio protettivo più sgargiante degli altri. E tanto basta per essere idolatrata, desiderata, ma anche invidiata, odiata e perseguitata.

 

In questa boccetta di cristallo che è la trama, è però racchiusa la più pura essenza di ciò che è il cinema. Ci troviamo davanti ad un film di immagini sull'immagine, dove quest'ultima risulta sempre perfettamente armonizzata con la musica, in una danza (o meglio, in una sfilata) che sembra non finire mai (e che vorresti non finisse mai). Refn attinge a piene mani da Argento, Bava e Kubrick, ma soprattutto da sé stesso, andando a plasmare quello che probabilmente è il suo film più personale e che per questo meglio riesce nei propri intenti.

The Neon Demon è un film quasi completamente al femminile, che porta all'estremo il concetto di divismo, riattualizzandolo in chiave moderna tentando di estrapolare a più riprese quella fanciulla sedicenne che è ascosa nel profondo di tutti noi.

 

La fotografia risulta fin da subito fortemente immersiva, tanto da far sembrare l'intera visione una proiezione astrale, quasi onirica e psichedelica. Caratterizzata principalmente dal contrasto di due colori al neon (appunto, da titolo) fortemente saturati, il rosso e l'azzurro (fondamentali anche dal punto di vista della trama, ma ne parleremo in seguito) e dai flash delle macchine fotografiche, delinea perfettamente i tratti sinuosi dell'occulto circuito della moda.

 

La colonna sonora, curata ancora una volta dall'ormai fido Cliff Martinez - alla terza collaborazione con il regista dopo Drive e Solo Dio perdona - risulta quanto mai inerente ed elettrizzante. I pezzi registrati al sintetizzatore ammaliano lo spettatore e lo spingono a cadere in un limbo al limite tra realtà e finzione - stordendolo a più riprese - senza lasciare spazio a nulla, se non ad un'estasi dei sensi.

 

Elle Fanning, accuratamente scelta del regista, regge sulle proprie spalle una parte imponente che le calza a pennello: a riprova di ciò, all'epoca dell'inizio delle riprese l'attrice aveva proprio sedici anni, così come il personaggio che mette in scena. Stando alle dichiarazioni di quest'ultima e del regista, avrebbe poi festeggiato il diciassettesimo compleanno sul set ed il diciottesimo a produzione quasi conclusa; è interessante quindi notare l'ambivalenza dell'evoluzione del personaggio durante il corso del film, così come quello della sua stessa interprete durante la reale linea temporale.

Egregia performance è comunque fornita da tutto il cast, a partire della splendida Abbey Lee (che si riconferma un'ottima interprete dopo Mad Max: Fury Road) a Bella Heatcote, fino all'incredibile Jena Malone, che probabilmente fornisce la sua migliore interpretazione di sempre sul grande schermo.

 

The Neon Demon è un film altamente carico di simbologia, a partire dal peculiare trigono raffigurato sulla locandina, accuratamente elaborato dal regista insieme all'amico Jodorowsky.

 

locandina

The Neon Demon (2016): locandina

 

Esso è formato a sua volta da quattro ulteriori forme triangolari: tre come corollario ed una centrale. Il triangolo centrale, con la punta rivolta verso l'alto - verso la gloria, in un'ascesa che pare non avere rivali - può essere interpretato come la rappresentazione di Jesse; i restanti tre, con la punta (idealmente la testa delle modelle) rivolta verso il basso, ritraggono, rispettivamente, Ruby, Sarah e Gigi, ormai sulla via del precoce degrado e pronte all'espulsione da quel malato universo barocco. Tutto ruota quindi attorno a Jesse, la ragazza che “ha una luce”, a detta di Ruby, make up artist che fin da subito si mostra cordiale - ma non smaliziata - nei confronti della giovane.

Tale simbolo rappresenta poi il culmine della metamorfosi di Jesse, da innocuo crisalide adolescenziale a farfalla narcisistica e spietata inglobata completamente dai precetti estetici della moda: tale passaggio viene visivamente rappresentato con un enorme triangolo al centro del quale è posta Jesse, in cui la transizione da un colore azzurro ghiaccio, sinonimo di purezza, ad uno rosso fuoco, va a rappresentare l'ardore che cresce in lei, unito alla consapevolezza ormai definitiva del proprio essere; ed è proprio da qui, dal punto più alto per la nostra protagonista, che inevitabilmente spiccherà il volo il corvo nero portatore della sua fatal sorte.

 

Elle Fanning

The Neon Demon (2016): Elle Fanning

 

Jesse è angelo e demone, è Lucifero e Cristo, volendo essere ancor più fantasiosi: ha un oscuro passato e ha perso i genitori (ma effettivamente, li ha mai avuti? E se si, a quale tragico destino sono andati incontro?), non si sa da dove venga ma possiede un "potere", un qualcosa che nessun altro ha. Emblematica è infatti la scena finale in cui Jesse, in piedi sul trampolino della piscina vuota della casa che Ruby tiene in custodia, quasi posta in croce da quegli angeli caduti dal paradiso (appunto Ruby, Sarah e Gigi), rimarca ancora una volta il concetto cardine: lei è pericolosa, perché è diversa, è unica. E questo, a quanto pare, non può essere accettato dall'uomo comune (in tal caso dalle donne).

 

Dopo Solo Dio perdona (2013), film con cui la pellicola in questione trova parecchi punti di contatto, il cineasta danese gira così quello che in definitiva è l'apoteosi della propria poetica, un film delicato quanto raggelante.

Il budget viene ancora una volta volutamente contenuto entro i 6 milioni all'incirca, in modo da poter avere un totale controllo produttivo: scelta che ancora una volta cozza davanti alla crescente produzione meramente commerciale con cui ci ritroviamo a confrontarci all'ordine del giorno.

A tal punto sorge quindi spontaneo un quesito: perché scegliere di girare una pellicola che probabilmente non si erigerà mai sul tetto del mondo pavoneggiandosi del proprio essere per le esaltanti critiche unanimi, senza dimenticare i migliori incassi? Perché Refn è un artista. E come tale porta avanti la propria arte, la propria poetica, senza dover rendere conto a nessuno. Perché per Refn un film deve dividere, deve far discutere, deve rispondere a delle domande e crearne altrettante di nuove.

 

In conclusione, come il buon Nicolas insegna, non c'è scampo per nessuno: che sia la bellezza, in questo caso, il denaro o qual si voglia futilità materiale, il destino del buon Dorian Grey di passaggio sarà sempre il medesimo, perché ciò che ci distrugge spesso sfocia dall'edonismo che cova nei reconditi antri dei nostri cuori.

 

 

"Mia madre lo diceva sempre. Sono pericolosa."

Certo cara Jesse, soprattutto per te stessa.

 

Un altro gioiello cristallino firmato NWR.

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