Regia di Tim Miller vedi scheda film
Forse anche alla Marvel hanno capito che bisogna fare qualcosa e che in prospettiva futura l’omologazione della sua linea cinematografica potrebbe non bastare ad assicurare gli incassi stratosferici delle sue ultime produzioni. Il successo americano di un film come “Deadpool” che fa del rifiuto della mitologia superomistica così come l’abbiamo conosciuta neicine comics realizzati dalla casa delle idee potrebbe accelerare il cambiamento anche perché gli ideali e il carattere dell’eroe in questione, refrattario a qualsiasi compromesso che non preveda la trasgressione delle regole, sono quanto di più lontano si possa immaginare dal rigore e dal senso del dovere che invece da sempre caratterizza l’operato dei vari Thor, Spiderman e Capitan America. Anticipato da un personaggio come Hancock e coevo, neanche a farlo apposta del Jeeg Robot di Gabriele Mainetti nelle sale a partire dalla prossima settimana, Deadpool è, alla pari dei colleghi appena menzionati un concentrato di stranezze e umanità destinate a deflagrare nel film in questione con una tragicomica caccia all’uomo organizzata per uccidere colui che con il pretesto di guarirlo da morte certa gli ha sfigurato il volto, costringendolo a rinunciare all’amore della sua ragazza.
Premesso che la capacità di rigenerare le cellule del corpo lo rendono praticamente invulnerabile e che l’addestramento ricevuto nei corpi speciali fanno di lui una perfetta macchina da guerra, ciò che interessa sottolineare del film diretto dallo statunitense Tim Miller non è lo sviluppo dell’intreccio, retto come altri dalla volontà dell’eroe di neutralizzare di offendere dei cattivi e neanche gli aspetti legati alla qualità degli effetti speciali, diventata un fatto acquisito per produzioni di questo livello. Ciò che distingue Deadpool e che lo rende allo stesso tempo divertente e unico nel suo genere è la predisposizione a duettare con lo spettatore che un poco alla volta viene coinvolto nelle sue smargiassate da una messinscena che fa dello straniamento e dell’esagerazione il proprio marchio di fabbrica.
A cominciare dalle battute recitate rivolgendosi alla mdpoppure alle dilatazioni temporali che permettono alla storia di inserire nel bel mezzo di un combattimento i flashbacknecessari a spiegare le ragioni che hanno portato Deadpool fino a quel punto, per non dire degli scanzonati siparietti in cui conosciamo le vicende private del protagonista, quelli che riguardano l’ambiente in cui vive e le sue frequentazioni, entrambi riconducibili all’esistenza sgangherata e reitetta del personaggio. Uscito negli Stati Uniti con il divieto ai minori e nonostante questo capace di stabilire il record di sempre per quanto riguarda l’esordio di un film X-Rated, Deadpool è destinato a mettere d’accordo un pubblico quanto mai omogeneo e nel caso dell’Italia dove il film non è – giustamente – vietato, a divertire genitori e figli.
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