Regia di Asif Kapadia vedi scheda film
Amy Winehouse, muore nella sua casa di Londra nel luglio del 2011 a soli 27anni. La sua prematura scomparsa è legata a leggende maledette che hanno alimentato un inesistente alone di mistero che ne ha storpiato la verità.
L’intento di Asif Kapadia, che in questo documentario raccoglie filmati di repertorio di amici e parenti, foto e testimonianze di chi l’ha conosciuta, è quello di fare chiarezza su un evento tragico che sembra essere solo la conclusione quasi “scontata” di un’esistenza travagliata fatta di mancanze ed eccessi, esacerbata dalla presenza di Blake Fielder tormentato amore della cantante che ha contribuito alla sua discesa agli inferi.
Asif Kapadia che aveva già curato nel 2010 Senna e che dirigerà nel 2019 Diego Maradona è evidentemente avvezzo ai documentari biografici su personaggio noti e amati e dalle esistenze travagliate che si concludono in tragiche fini.
Kapadia è un osservatore attento che non lascia niente al caso. Analizza e ci mostra, senza filtri, i personaggi narrati. Nel caso di Amy che nel titolo viene chiamata per nome, quasi come un’amica, come quell’amica che abbiamo visto crescere, superare ogni ostacolo per raggiungere la vetta e che poi abbiamo perso troppo presto proprio quando, forse, le cose si stavano mettendo nel verso giusto.
Non c’è commemorazione nel lavoro di Kapadia, il cordoglio è quasi inesistente. E’ solo cronaca, cruda, vera, inesorabile.
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