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Miss Hokusai

Regia di Keiichi Hara vedi scheda film

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La recensione su Miss Hokusai

di Genga009
6 stelle

Un'immersione nella Edo della prima metà del XIX secolo. Una storia di formazione personale e professionale tanto curata nei dettagli quanto densa di carica espressiva.

In concomitanza con la fine della mostra a Palazzo Reale (Milano) dedicata ai maestri Katsushika Hokusai, Utagawa Hiroshige e Kitagawa Utamaro, ho avuto l'occasione di visionare oggi questo interessante lungometraggio animato. La storia riprende le vicende vissute da O-Ei, giovane donna piena di talento artistico, figlia di uno dei principali artisti giapponesi dello stile ukiyo-e [mondo fluttuante]: genere di stampa artistica su carta sviluppatasi in Giappone durante il periodo Edo (dal XVII alla metà del XIX secolo). 

 

 

locandina

Miss Hokusai (2015): locandina

 

 

La trama narra dei rapporti familiari che O-Ei ha con il celebre padre (Hokusai), la magnanima madre e la sorellina cieca, che è accudita da delle suore fuori città e che O-Ei visita regolarmente. I principali argomenti su cui il film si sofferma sono: la genesi dello stile artistico personale della protagonista, la - meticolosa - descrizione della Edo (poi Tokyo) della prima metà dell'Ottocento e la focalizzazione dei profili psicologico e comportamentale del Maestro padre della ragazza. Tutti i temi che propone l'opera sono ben espressi, grazie sia alla ottima regia di Keiichi Hara che alla Production I.G, che ancora realizza scenografie e animazioni memorabili, questa volta al fine di rappresentare la città di Edo in maniera realistica e suggestiva. 

Richiamando molto il cinema neo-realista di Mizoguchi e - a tratti - la potenza estetica di Kurosawa, Hara mette in scena una società moderna stile bohemian, in cui gli artisti vivono per dare libero sfogo alle proprie capacità, al proprio estro, vivendo nella miseria e consolandosi in case private dove le cortigiane, a cui appartiene sempre una grazia indiscutibile, sprigionano in casi eccezionali un'aura mistica che riporta ai poteri sovrannaturali appartenenti al folklore orientale più indecifrabile.

 

 

scena

Miss Hokusai (2015): scena

 

 

"Hai una tecnica notevole, ma le tue opere mancano di sensualità" viene detto a O-Ei che, schiacciata dalla presenza - quasi sempre assente ma più che incisiva - del padre, attraversa per tutto il lungometraggio una sorta di crisi esistenziale. Crisi che si placa solamente durante gli incontri che lei ha con la innocente e dolcissima sorellina: un vero e proprio angelo ma che, causa il suo handicap e la "paura" che il padre nutre nei suoi confronti (Hokusai ha il terrore di qualsiasi "malattia"), si sente condannata ad andare all'inferno, accusandosi di colpe che non le sono per nessuna ragione attribuibili. 

O-Ei però è una vera artista: anticonformista, donna schiva e forte, determinata in ogni azione che compie. Il suo percorso di maturazione, sia personale che artistica, va di pari passo col suo progressivo allontanamento dalla claustrofobica figura paterna, incarnata da un uomo silenzioso, rigido ma estremamente paziente, che si vede essere sempre con la testa da un'altra parte. Si capisce, dal film, che Hokusai doveva essere un genio, una persona estremamente particolare e, quindi, quasi completamente distaccata dal mondo terreno che lo circondava. Compresa la propria famiglia. 

 

 

scena

Miss Hokusai (2015): scena

 

 

L'elemento sicuramente più riuscito di Miss Hokusai, come già accennato prima, è la sua messinscena. Gli usi, i costumi, l'alimentazione, lo svago e la mentalità che caratterizzano i personaggi dell'opera sono proposti da Hara in dettagliate sequenze descrittive che accompagnano per ogni minuto che scorre la narrazione. Sapori, odori e rumori della Edo vissuta da O-Ei divengono sensibili allo spettatore grazie ad una meticolosa realizzazione di ogni sequenza animata, sia negli aspetti tecnici che in quelli contenutistici, che riescono ad immergere chi osserva il lungometraggio nelle strade e nelle vicende vissute dai personaggi.

Ora, due appunti negativi:

 

1. In alcune scene ho trovato inopportuno l'utilizzo di "movimenti di macchina", poiché in quasi tutto il film Hara gira in maniera statica e - quasi - contemplativa [eccezionali sono quattro sequenze: l'incontro con la cortigiana "dalle due facce", la metafora visiva della realizzazione del dragone, il momento di gioco con la neve della sorellina con il bambino e la visita di O-Ei nel bordello], quindi, secondo me, senza il bisogno di parti in movimento riuscite in maniera decisamente forzata.

 

 

scena

Miss Hokusai (2015): scena

 

 

2. La colonna sonora. L'unico vero fattore spesso inadeguato dell'opera; prima di tutto perché distrugge il realismo di una così ben fatta Edo dei primi dell'Ottocento, poi perché il j-rock, o "nippo neo-progressive", sinceramente, è un genere ridicolo, specialmente se inserito in un contesto storico-sociale-folkloristico come quello di Miss Hokusai

 

Quindi, a parte qualche caduta di stile, anche grave, Miss Hokusai l'ho trovato un buon film d'animazione; interessante come contenuti e dal punto di vista concettuale e realizzato con cura, precisione e molto impegno sul lato tecnico-scenografico.

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