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Il piano di Maggie

Regia di Rebecca Miller vedi scheda film

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M Valdemar

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La recensione su Il piano di Maggie

di M Valdemar
7 stelle

 

locandina

Il piano di Maggie (2015): locandina



Bel ritratto di donna, e dei tempi - nella bolla-New York intellettual-chic, ma estendibile ad altre dimensioni, oggi -, Il piano di Maggie (diffidate dall'ammiccante idiota sottotitolo italico, A cosa servono gli uomini): non becero romanticume né sterile snobismo fine a se stesso; semmai una rappresentazione efficace e credibile, non priva di sfumature di pensiero insolite, dell'imperscrutabile, affascinante universo femminile contemporaneo.

Utilizzando tasselli noti e già ampiamente sfruttati - l'immancabile desiderio di maternità, la (eventuale) costruzione di un nucleo familiare ma anche del proprio destino, l'indeterminatezza e l'imprevedibilità delle cose, il caos degli affetti, il senso d'inadeguatezza permanente - l'opera scritta e diretta da Rebecca Miller (figlia di Arthur) brilla di una scrittura oltre che innegabilmente efficace, esemplare, anche chirurgica nell'incidere brandelli di uno studio antropologico arguto, fieramente "colto", però ancorato alla - ad una, a tante possibili - realtà.

Ricercato, raffinato, verboso (ma non vacuo), carico di una forza dialogica fine e penetrante e di una espressività intensa, chiara, coerente, il film scarta abilmente la tentazione dell'esercizio di stile, così come dell'allegoria per accademici e della dimostrazione della tesi (ovvero il mero autocompiacimento), per abbracciare la "semplicità" del testo, le sue dinamiche, le connessioni intertestuali (intreccio, vita, film).

Uno stimolante romanzo in divenire, che, nel raccontare/inscenare la storia, descrive abilmente le assurde fasi della vita, dell'innamoramento e del ragionamento, delle imprevedibili ineludibili complicazioni delle traiettorie relazionali, della scoperta dell'impossibilità di ca(r)pire il ruolo del fato (rimarrà sempre il dubbio: un piano effettivamente sposta eventi già decisi?) e il proprio ruolo nel mondo.

Dai dialoghi ficcanti alla galleria di personaggi, bene definiti e stratificati, fino alla impeccabile scelta/direzione degli attori tutti (iconicità a parte, Greta Gerwig è proprio brava nonché dotata di naturale luminosità; Julianne Moore come sempre sublime; Ethan Hawke è nato per queste parti; il rude Travis Fimmel di Vikings una scoperta magari da sfruttare maggiormente), Il piano di Maggie ha i suoi limiti in una certa prudenza/conformazione del linguaggio filmico, nel tema musicale ricorrente (troppo alleniano, se vogliamo) e ad un umorismo a tratti poco funzionante per tempi e toni.

Ma ad avercene, di prodotti di questa levatura.

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