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Zoolander 2

Regia di Ben Stiller vedi scheda film

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La recensione su Zoolander 2

di ROTOTOM
5 stelle

Un film senza stile.

C’è qualcosa d’altro nella vita oltre che essere bello bello bello in modo assurdo?

Beh, fare un buon film sarebbe una buona risposta.

Peccato che (purtroppo) non sia così.

 

Quindici anni sono troppi anche per i supermodelli  Derek Zoolander (Ben Stiller) e il suo compagno di passerelle Hansel (Owen Wilson). Miti assoluti della  vertigine di nulla rinchiusa in un simulacro fisico da semidio verso il quale la società edonista e consumista rivolge il propria devozione.

C’è qualcosa di mistico/religioso nell’approccio alla vita dei due modelli cresciuti nell’irreale bolla tota(e)litaria della mondo dei sogni d’alta moda. Una consapevolezza sola: essere belli in modo assurdo. Ed  a questo mantra, questa trasfigurazione terrena di RA ma vestito di raso e satin con strass, che essi impongono una  coerenza ferrea del loro essere. La purezza di Zoolander e Hansel sta proprio nell’elevazione a Verbo della superficialità spinta dello spazio siderale esclusivo nel quale vivono immersi e al quale le umane genti che strisciano sulla terra ambiscono senza speranza, accontentandosi di venerare i due simulacri di divinità.
Tutto ciò che è bello in modo assurdo è il campo gravitazionale che attira ogni specie vivente all’accoppiamento multiplo per godere della manifestazione vivente della beltà fattasi carne.

 

Ben Stiller, Owen Wilson, Penélope Cruz

Zoolander 2 (2016): Ben Stiller, Owen Wilson, Penélope Cruz

Ben Stiller in Zoolander n.2 perde di vista questo aspetto centrale della caratterizzazione dei personaggi per lanciarsi in quella che è di fatto una sconquassata parodia-omaggio ad una vasta categoria di generi cinematografici esplosi nei loro stilemi più basici. Dall’attacco in stile blockbuster d’azione con tanto di leitmotiv orchestrale pomposo e invasivo; il rifiuto alla chiamata dei due eroi rifugiatisi in eremi più o meno piacenti per poi affrontare il destino anch’esso tipico del film d’eroi; il genere spionistico alla James Bond con spruzzate di Mission Impossible ma virate secondo le coordinate psico pop di Austin Power ma senza la cattiveria di Mike Myers; il demenziale  che affonda le radici nel più puro spirito del Kentucky Fried Theater degli anni ‘70; la satira di costume meta-cinematografica tanto cara a Stiller regista e autore.

Tanta carne al fuoco arrostita male, purtroppo. In questa valanga di suggestioni non sempre ben calibrate, i due personaggi perdono il loro appeal.  Storditi da una storia che li vede più nel ruolo di agenti segreti sui generis che di supermodelli , Zoolander e Hansel ragionano. Pensano. Per poi cercare di smentirsi. Ma questo non va bene.
Frenetico ed ridondante, il film soffre soprattutto di una evidente mancanza di idee fresche venendo schiacciato dalla chiassosa e imprecisa messa in scena che tenta di mascherare i difetti di una sceneggiatura scritta male.

Per essere un film comico Zoolander n.2 ha il grave difetto di far ridere poco. Se si tralasciano l’inizio con l’assassinio di Justin Bieber e l’unico pezzo degno del grande mito Zoolander, ovvero lo spot Aquavivae con il nostro eroe trasmutato in fauno e letteralmente “munto” da Naomi Campbell (veramente esilarante) il resto del film è un accumulo slegato di situazioni paradossali, product placement (ci potrebbe stare il product placement visto che di fatto è un film sul consumismo e l’immagine, ma dovrebbe essere inserito con un senso nella storia. Invece si nota che è un product placement fine a se stesso) e un abbozzo di storia parentale  che lascia un po’ il tempo che trova.

 

 

Kristen Wiig, Will Ferrell

Zoolander 2 (2016): Kristen Wiig, Will Ferrell


Tutta la seconda parte con il ritorno di Mugatu (Will Ferrell) compresa la prigione per criminali della moda  è letteralmente uno spreco di risorse che si appiattiscono nello sconquasso sonoro e visivo, nelle urla e nelle facciotte e alla lunga, il gioco annoia.  Sono apprezzabili i cammei di personaggi famosi, alcuni presenti anche solo per pochi secondi segno che al di là del film in sé il brand Zoolander aveva fatto breccia eccome anche nel duro cuore degli addetti ai lavori. Cito a memoria: Benedict Cumberbatch top model dal sesso vago; Valentino; Tommy Hilfiger; Kiefer Sutherland amante tradito del supermodello Hansel; Sting; Anna Wintour; John Malkovich; Milla Jovovich; i già citati Bieber e Naomi Campbell. La lista continua, volendo.  

Quello che sorprende è la regia stanca di questo film che si perde in cliché ormai triti. La location romana  non giova alla storia e Stiller cade negli errori classici del Regista Americano a Roma: gli inseguimenti passano sempre di fronte ai monumenti più famosi,  ovviamente deserti; la luce della città eterna è sempre quella sciropposa e oleografica idealizzata dal romanticume di riporto degli abitanti oltreoceano; per strada girano solo poche e sparute macchine anni ’60, nulla a che vedere con il caotico traffico tentacolare della città. Ci si aspetta solo che Zoolander, Hansel e la compare agente segreto Valentina (Penelope Cruz) incrocino la strada di Gregory Peck e Audrey Hepburn in Lambretta eternamene persi tra i sampietrini romani.

 

Owen Wilson, Ben Stiller

Zoolander 2 (2016): Owen Wilson, Ben Stiller

Poi: alcune scene molto lunghe e dai tempi comici dilatati, non sempre precisi che disinnescano le poche trovate degne di nota.  Nella gloriosa era del demenziale americano anni ‘80 il gioco dell’assurdo si giocava sul campo dei tempi, sul montaggio che non lasciava scampo, alla folgorazione dell’idea che lasciava la responsabilità della sua comprensione allo spettatore. Lo stesso Zoolander di quindici anni fa era così. Si era più intelligenti allora? Perché in questo film sembra che la fiducia nello spettatore sia stata rimossa completamente in favore di una comicità bassa e soprattutto spiegata da dialoghi esplicativi e si ha la sgradevole sensazione di essere considerati  meno intelligenti di Derek Zoolander che ad un certo punto esclama “non ho il vocabolario adatto ad esprimere quello che provo” . Un’eco dall’abisso che precede la risalita, la consapevolezza del nulla è il primo passo verso la redenzione. Nulla è lasciato all’ambiguità cara ai supermodelli eroi del primo film.


Tutto è chiaro, declamato, pacchiano in un film che tradisce alla radice l’essenza del personaggio: è un film senza stile.

E si sa, lo stile per Derek Zoolander era tutto. Era bello bello bello in modo assurdo.

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