Regia di Robert Aldrich vedi scheda film
Con oltre un decennio di anticipo su quelle che poi sarebbero diventate delle costanti nel genere western, Robert Aldrich propone infatti elementi sensibilmente innovativi: innanzitutto l'ambientazione messicana (eccezion fatta per il coevo Il prigioniero della miniera di Hathaway), per una volta infatti si lasciano i territori americani andando ad esplorare invece zone in cui imperversa una lotta dai toni ben più politici che di pura azione. Innanzitutto già la scelta dei protagonisti non propone un duo allineato di gringos carichi di ideali: solo uno infatti è il "buono" del film, segnato dalla sconfitta della guerra di secessione ma ancora carico di ideali, l'altro, sebbene più accativante, è la sintesi dell'uomo che si muove solo per interesse, a capo di una banda della quale si serve ma senza provare alcun senso di appartenenza o di stima ("nessuno è mio amico" è tra le frasi che sentiamo pronunciare da Burt Lancaster). Ad aggiungere modernità alla vicenda vi sono scene d'azione davvero pirotecniche (con il climax dello scontro finale), dirette magistralmente e fotografate in modo sublime, encomiabile anche il duello finale tra i due, con dei primi piani e delle inquadrature che sembrano aver fatto scuola anche nei successivi film di Sergio Leone.
Circa i due protagonisti bisogna dire che il ruolo di Cooper, sebbene ottimamente interpretato è, indispensabilmente, messo in ombra dal ruolo di Lancaster, che con le sue acrobazie, ghignante e nerovestito ruba spesso la scena.
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