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The Survivalist

Regia di Stephen Fingleton vedi scheda film

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La recensione su The Survivalist

di munnyedwards
8 stelle

Lo schermo è nero, due linee di colore diverso si inseguono in una corsa che sembra quasi un corteggiamento, la linea rossa rappresenta l’aumento demografico, la blu la produzione petrolifera, per un momento i due vettori proseguono insieme, si impennano verso un nulla indefinito, poi la linea blu prende una svolta improvvisa e precipita verso l’ignoto, dopo un po' anche la rossa segue la stessa strada.

Stacco.

Tuoni e pioggia battente, un uomo trascina un cadavere in un bosco, scava una buca e ce lo mette dentro, poi copre la buca e se ne torna nella sua baracca, la fioca luce di una lampada illumina un interno spoglio, essenziale, l’uomo fruga nello zaino della sua vittima, trova una Bibbia e ne strappa le pagine per alimentare il fuoco della stufa a legna, poi trova delle foto, una persona con la sua famiglia, dei bambini, una donna bionda, strappa tutte le foto e le da alle fiamme, si tiene solo quella della donna bionda.

Il mondo è cambiato e lui è un sopravvissuto.

 

locandina

The Survivalist (2015): locandina

 

Ci sono molti modi per visualizzare uno scenario post apocalittico, il punto di origine di un evento distruttivo che azzera la civiltà e il progresso riportando la specie umana alle sue origini primitive, il nord irlandese Stephen Fingleton sceglie per la sua opera prima una fredda e spoglia grafica colorata, sfondo nero, due linee e il gioco è fatto.

Un incipit significativo che evidenzia una chiara dichiarazione di intenti, una scelta precisa che delinea forma e presupposti narrativi di un film costruito in gran parte sulla forza delle immagini, che se utilizzate nel modo giusto sono più efficaci di milioni di parole.

Il sopravvissuto è un giovane uomo senza nome (Martin McCann), vive da sette anni in una baracca sperduta nel bosco, coltiva a fatica il suo piccolo orto che gli fornisce il minimo indispensabile per restare in vita, tutto intorno alla baracca sono posizionate trappole e segnalatori, chiunque si avvicina viene ucciso e sotterrato, il mondo è cambiato e così anche le priorità dell’uomo, l’unica cosa che conta è restare vivi e difendere le poche risorse che si possiedono, il sopravvissuto si è adattato con rigorosa disciplina a questo nuovo mondo ma la solitudine gli gioca a volte brutti scherzi.

Un giorno davanti alla sua porta si presentano due donne, una madre non più giovane con sua figlia forse neanche maggiorenne, chiedono di poter dividere un po' di cibo, l’uomo le punta contro il suo fucile e le ordina di andarsene, Katryn (Olwen Fouere) si gioca allora un ultima carta, offre il corpo di sua figlia Milja (Mia Goth) in cambio di un pasto, l’uomo conosce bene i rischi che corre ma accetta lo scambio.

Le due donne entrano cosi nella baracca e ne modificano gli equilibri, le regole basilari della sopravvivenza sono state infrante e tutti ne pagheranno le conseguenze.

 

Mia Goth, Olwen Fouere

The Survivalist (2015): Mia Goth, Olwen Fouere

 

Martin McCann

The Survivalist (2015): Martin McCann

 

The Survivalist è un opera sorprendente e pienamente riuscita, un film che si inserisce in un genere super inflazionato proponendo una lettura personale e una messa in scena scarna e minimalista, a dominare su tutto è la potenza delle immagini, immagini di una natura padrona che nasconde insidie invisibili, immagini di corpi nudi che si sfidano in ambigui duelli amorosi, immagini di una vita ridotta all’essenziale perché anche il più piccolo errore può essere fatale, sopravvivere significa viaggiare nel tempo per far riemergere gli istinti primari dell’animale uomo, coltivare questi istinti come si coltiva la madre terra, in tutto questo c'è sofferenza e solitudine ma anche l’unica possibilità di vivere in un contesto selvaggio e violento.

Fingleton scrive e dirige una storia di rigorosa coerenza narrativa e formale, una storia che nella prima parte strizza l’occhio al Refn di Valhalla Rising per la compattezza di una messa in scena priva di qualsiasi elemento superfluo, poi con l’arrivo delle due donne inizia un film diverso che tuttavia mantiene fede alle direttive originarie.

La baracca del sopravvissuto diventa un guscio da proteggere ad ogni costo ma anche il luogo dove i tre personaggi si studiano cercando una convivenza difficile fatta di compromessi e paure, la vita è costantemente legata a variabili impazzite, tutto può mutare da un momento all’altro.

Nel “nuovo mondo” parole come buono e cattivo hanno da tempo perso il loro significato, lo stesso per sentimenti come rimorso, pietà, amore, compassione, nonostante il vuoto cosmico che annienta le anime dei tre disperati sembra non ci sia spazio per nulla che non sia la semplice, basilare e ovvia, necessità di restare vivi.

 

Stephen Fingleton

The Survivalist (2015): Stephen Fingleton

 

Fingleton mette al centro della sua storia l’uomo e la sua essenziale natura, lo priva di tutti quegli elementi che lo distinguono dagli animali e lo costringe a fare i conti con se stesso, il sopravvissuto e le due donne cercheranno di ritrovare frammenti di umanità, in alcuni momenti ci illudiamo che questo sia possibile, ma fuori dalla baracca ci sono altri uomini che cacciano e che vogliono restare vivi.

The Survivalist è un film che rispetta tutti i tòpoi del genere ma che schiva con abile perizia tecnica qualsiasi forma di enfatica rappresentazione, nonostante questo sono diverse le sequenze di grandissima tensione, in questi frangenti il ritmo si impenna e la suspense sale ben alimentata da ottime scelte registiche (notevole la scena del duello tra i campi).

Diverse le nomination e i premi vinti in vari Festival Europei e non solo (Stiges, Tribeca, BAFTA), buonissime le prove del terzetto di attori dove brillano le performance di un tesissimo Martin McCann e di una malinconica Mia Goth, inutile sottolineare come quello di Stephen Fingleton sia un nome da appuntarsi e da tenere d’occhio, questa sua opera prima merita grande attenzione.

Voto: 8

 

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