Regia di Peter Greenaway vedi scheda film
Dare sinteticamente un parere su un qualunque film di Greenaway è impresa ardua, posso dire che il suo concetto di "cinema espanso", novella Gesamstkunstwerk, è qualcosa che soggioga il fruitore che rimane avvinto tra inquadrature perfette, musiche ipnotiche, significati più o meno da scoprire...Pur amandolo, riesco a comprenderne i detrattori perché le accuse di cerebralismo non sono del tutto infondate. In questo film, per esempio, il "ventre" è sia quello, malato, del protagonista, che a sua volta è alter ego di Boullè, morto anch'egli di cancro dopo aver passato la vita a scolpire e disegnare cupole tondeggianti come ventri, sia quello della moglie, che ospita un feto, unico segno che l'architetto riuscirà a lasciare dopo la sua dipartita. Una riflessione sull'eterno dilemma natura vs cultura.
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