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The Danish Girl

Regia di Tom Hooper vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Danish Girl

di ethan
7 stelle

Danimarca, anni '20: i coniugi Einar (Eddie Redmayne) e Gerda (Alicia Vikander) Wegener sono entrambi pittori e quando alla donna manca la modella che posa per i suoi ritratti, il marito, indossando abiti femminili, si sostituisce alla stessa; all'inizio la cosa viene presa come un gioco da Einar ma, impercettibilmente, si insinua in lui la sensazione di sentirsi una donna 'intrappolata' nel corpo di un uomo, con traumatiche conseguenze nel rapporto con la propria moglie e tutte le persone che li circondano. Il cammino intrapreso da Einar/Lili sarà senza possibilità di ritorno.

'The Danish Girl', tratto dal romanzo di David Ebershoff 'La danese' e sceneggiato con sensibilità da Lucinda Coxon, che prende spunto dalla (vera) storia del primo transgender che effettuò l'operazione per il cambio di sesso, è portato sul grande schermo dall'inglese Tom Hooper, cineasta che dà maggior peso alla parte puramente figurativa dell'immagine che alla sostanza dei film che dirige - basti pensare a 'Il discorso del re', pluripremiato nell'edizione degli Oscar 2010 - generando sempre critiche contrastanti tra addetti ai lavori e appassionati: la sua ultima opera non si smentisce, dato che la composizione dell'inquadratura è curatissima, con un uso ed, in alcuni casi, un abuso del grandangolare, che genera dei veri e propri quadri, aiutato dalla pittorica fotografia di Danny Cohen, in cui la regola della prospettiva è seguita come un dogma, le scenografie e i costumi servono per dare un senso alla storia che viene narrata e non solo ad operare una ricostruzione di ambienti ed epoche a noi ormai lontane, con la musica che, suadente, accompagna le azioni e i sentimenti degli attori.

E' vero, come han detto e scritto in molti, che il film, che, pur con le riserve che indicherò, ritengo riuscito, rimane un po' troppo in superficie rispetto alla natura e alle profonde motivazioni che hanno spinto il protagonista della vicenda, che ai tempi suscitò certamente gran clamore, illustrandone i comportamenti puramente esteriori ma, al contempo, va dato atto almeno del coraggio di raccontare, con grande senso della narrazione e nessuna caduta di ritmo, una faccenda così singolare senza tentennamenti ed ipocrisie, scadendo in un certo pietismo solo nell'ultima parte, dove Einar viene sottoposto agli interventi chirurghici, l'ultimo dei quali gli fu fatale.

Tra i due interpreti principali poi, devo dire che i miei favori vanno alla 'sorpresa' Alicia Vikander (nomination più che meritata), che ben rappresenta i turbamenti di una giovane donna, oltretutto molto bella, che vede il marito allontanarsi da lei sempre più per le motivazioni che sappiamo ma, nonostante tutto, continua ad amarlo fino alla (tragica) fine, standogli accanto con una devozione che ha del commovente - chissà se questo frangente è 'farina del sacco' di autori e sceneggiatori per abbellire la faccenda o corrisponde alla realtà? - mentre, viceversa, nutro qualche dubbio sulla performance di Eddie Redmayne, che dovrebbe essere il fulcro del film, ma la sua prova, che ha ancora una volta ricevuto il plauso della critica in generale, è più un campionario di mossette e leziosità varie che, a tratti, sconfina nella caricatura che una discesa nei meandri dell'identità di un essere umano. 

Voto: 7 (v.o.s.).

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