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In nome di mia figlia

Regia di Vincent Garenq, Julien Rappeneau vedi scheda film

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La recensione su In nome di mia figlia

di Furetto60
6 stelle

Ispirato ad una storia vera, è un solido dramma umano e giudiziario.Bella prova attoriale di Daniel Auteil

Siamo in Germania nel 1982, durante una vacanza presso la casa tedesca del patrigno Dieter Krombach, in compagnia di sua madre, la quattordicenne francese Kalinka Bamberski figlia di un contabile, viene trovata morta nel suo letto, nella notte tra il 9 e il 10 luglio. Le cause del decesso non sono chiare, sembrerebbe un micidiale effetto collaterale ad un’iniezione che Krombach, peraltro medico, le avrebbe somministrato la sera del 9, un cocktail  di ferro e cobalto, secondo la spiegazione del sanitario, allo scopo di migliorare l'abbronzatura della ragazzina. Il padre biologico di Kalinka, André Bamberski, dinanzi alle circostanze misteriose in cui la morte di sua figlia è avvenuta, comincia a indagare personalmente, giungendo presto alla convinzione che si è trattato di un omicidio perpetrato proprio da Krombach, anche perché diversi dettagli dell'autopsia sembrerebbero suggerire, un tentativo di depistaggio di Krombach, rispetto anche ad una probabile violenza carnale. Tuttavia, aprire un procedimento giudiziario per farlo incriminare in Germania o in Francia, è sorprendentemente difficile, comincia cosi un calvario giudiziario, in cui lui sacrifica interessi e vita privata, pur di far luce sulla morte della figlia e inchiodare il colpevole. È una lunga guerra legale che l'uomo combatte da solo, incontrando l’ostilità della ex moglie, che lo ritiene paranoico e non accetta l’idea che l’uomo con il quale vive sotto lo stesso tetto, possa essere un mostro e urtando contro le istituzioni teutoniche, che tutelano il dottore, solo in quanto stimato professionista dalle importanti conoscenze, appartenente all’upper class tedesca. Infatti, In Germania il medico Dieter Krombach non viene incriminato, André però persevera e dopo diverse traversie giudiziarie riesce a farlo condannare perlomeno in Francia, per omicidio preterintenzionale nel 1995, anche se pochi anni dopo la sentenza viene annullata dalla Corte Europea dei Diritti Umani in quanto Krombach non aveva potuto presenziare al processo e difendersi. André lotta con tutte le sue forze, per portarlo in tribunale, in una guerra che assorbirà ogni sua energia, aiutato solo da un tenace avvocato contro un “sistema” ottuso e ostile, ma non molla mai  
Nel 1997, Krombach finalmente viene condannato a due anni e alla cancellazione dall'albo per aver drogato e violentato una sua paziente sedicenne, dando la stura ad  una serie di denunce, tra cui quella di due ragazze che nel 2006 sostengono di aver subito lo stesso trattamento, con la tecnica dell'iniezione di ferro e cobalto, tuttavia paradossalmente continua a  restare a piede libero. Quando incontra la sua ex moglie André le chiede “come fai a vivere nella menzogna?”
Nell'ottobre 2009 André Bamberski prende una drastica decisione, fa rapire Krombach per portarlo in Francia, avendo la Germania negato l'estradizione per un caso ritenuto ormai chiuso. Il rapimento funziona, gli esecutori vengono arrestati, ma la Francia non restituisce alla Germania il Krombach, e gli commina nel 2011, quando ormai è settantaseienne, 15 anni di prigione e stavolta in galera ci va veramente, verrà condannato ad una lieve pena anche André. Vincent Garenq porta sullo schermo una storia vera, che per anni ha occupato le pagine dei quotidiani francesi, il regista ha costruito sapientemente  il film su due livelli paralleli, ponendo al centro della questione tanto il dramma famigliare e più intimo di Bamberski quanto, quello relativo alla lotta legale, con i meccanismi intricati delle procedure penali. Quella di Garenq non è solo è una ricostruzione cronachistica precisa, ma una riflessione sul tema del male, con un realismo spiazzante, mostrando  come spesso questo si celi sotto mentite spoglie e come può innescare un bisogno di giustizia, che può essere una molla efficace per lottare con tenacia, anche quando tutto sembra franare addosso. Daniel Auteil è uno straordinario  Bamberski, al quale dà volto e anima, il suo viso mostra i segni del dolore indicibile, André sublima il dolore della perdita continuando a vivere in funzione di questa missione che si è dato in nome e per conto di  Kalinka, alla quale sente di dovere giustizia, Il film di Garenq attinge a piene mani dal libro scritto dallo stesso protagonista  ed è il ritratto profondo di un essere umano, della sua ostinazione, della sua determinazione, del suo dolore. La sopraffazione dei più deboli è un tema purtroppo sempre attuale, quanto l'incertezza della pena per chi compie reati, in quanto a malagiustizia e impunità,  noi italiani non siamo soli

 

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