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21 Nights with Pattie

Regia di Arnaud Larrieu, Jean-Marie Larrieu vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su 21 Nights with Pattie

di hupp2000
8 stelle

Brillante commedia dei fratelli Larrieu. Karin Viard e Isabelle Carré mattatrici. Tanto sesso parlato e non mostrato. Gli amanti della logica cartesiana si astengano. La recensione contiene "spoiler", ma non ha alcuna importanza.

Al termine della visione stentavo a credere che gli autori di questa commedia brillante e fantasiosa fossero due registi e sceneggiatori maschi. Il film è infatti centrato su due figure femminili le cui personalità vengono descritte in maniera tutt’altro che superficiale, attraverso dialoghi e confidenze intime che sembrano uscire spontaneamente dalla bocca delle stesse protagoniste.

In piena estate, Caroline, quarantenne parigina e madre di due bambine, giunge in una amena e sperduta località del Sud della Francia (non c’è neppure campo per il cellulare) dove deve occuparsi del funerale della madre, avvocata di grido e grande viaggiatrice, con la quale da lungo tempo aveva perso ogni contatto, circostanza che fin dalle prime battute esclude qualsiasi forma di dolore o lutto da elaborare. Resta il fatto che la defunta era proprietaria di un grande e bellissimo casale immerso nel verde tra splendide colline e boschi rigogliosi, un’abitazione che Caroline non aveva mai visto. Qui, viene accolta dalla governante  Pattie, donna libera e estremamente dinamica che, fin dal primo incontro, comincia a raccontarle con profusione di dettagli le sue avventure amorose con numerosi uomini del villaggio. Benché decisa a mettere in vendita la casa e far ritorno a Parigi subito dopo la cerimonia funebre, Caroline viene costretta a restare sul posto a causa della improvvisa quanto misteriosa scomparsa della salma materna. La gendarmeria locale brancola nel buio, ipotizza il gesto di un necrofilo, di un amante segreto inconsolabile o addirittura di un necrofago (sic!), ma non sembra dare molto peso all’evento. Non meno indifferenti appaiono i numerosi amici e conoscenti della defunta, estremamente gentili con Caroline e non indifferenti al suo fascino, ma soprattutto impegnati nella preparazione dei festeggiamenti per l’imminente Ferragosto. Nei giorni che seguono, il rapporto con Pattie si fa sempre più confidenziale. Se da un lato l’estroversa governante prosegue nel meticoloso quanto realistico e crudo racconto delle sue avventure sessuali, dall’altro Caroline comincia ad interrogarsi e a parlare non solo del suo matrimonio, ma anche della sua vita amorosa in generale, del suo vissuto erotico, di pulsioni che forse per anni ha represso.  In siffatto contesto fa la sua comparsa Jean, un indecifrabile scrittore sessantenne, raffinato ed elegante, che sostiene di essere stato per lungo tempo un amante della madre di Caroline. Quest’ultima crede e probabilmente si illude di ravvisare nell’uomo il padre che non ha mai conosciuto. Jean soccombe ovviamente al fascino di Pattie che, per la prima volta, si sente coinvolta anche sentimentalmente. Mentre fervono i festeggiamenti ferragostani, la salma scomparsa ricompare come per incanto nel suo letto di morte. Finalmente liberata e senza aver ceduto ad alcuno dei suoi lusinghieri corteggiatori, Caroline ritrova in cima ad una collina il marito e le due figlie, venuti a cercarla dopo giorni di silenzio telefonico. I coniugi ritrovano l’intesa sessuale che per troppo tempo era rimasta sopita.

Esistono rari casi in cui la totale assenza di verosimiglianza di una storia non costituisce un difetto, ma una specie di variabile impazzita e accettabile, purché il film che la racconta abbia molte cose da dire e da mostrare. E’ quanto riescono a fare i fratelli Larrieu con questa illogica e divertente commedia nella quale due donne inizialmente antitetiche, Caroline (Isabelle Carré) e Pattie (Karin Viard) si mettono a nudo molto più con le parole che con i corpi, finendo con invertire le reciproche personalità attraverso le intime confidenze che si scambiano. Dapprima turbata, poi incuriosita dal “franc-parler” della sua interlocutrice in materia di sesso, Caroline si pone finalmente domande essenziali sul modo in cui si è fin lì relazionata con gli uomini, a cominciare da suo marito. Era convinta di essere una donna sessualmente fredda o quanto meno tiepida e scopre il piacere di essere desiderata, di poter teoricamente scegliere tra i non pochi candidati ad un’avventura con lei, dal simpatico e aitante gendarme al giovane figlio di Pattie, dal rude boscaiolo al brillante operaio impiegato nella ristrutturazione della casa. Non c’è bisogno di “consumare. La sua è una liberazione psicologica. In fin dei conti, l’uomo che ama e desidera è il padre delle sue figlie. La scena finale in cui lo spoglia ed esprime la sua gioia guardando il suo pene in erezione è tremendamente erotica, anche se il tenerissimo Sergi Lopez è inquadrato di spalle. Un Sergi Lopez come sempre irresistibile, che fino a quel momento si era visto solo sullo schermo di un tablet. Che dire poi della straordinaria Karin Viard? Pattie è un fiume in piena. In tempi ancora recenti si sarebbe parlato di una ninfomane. Se i racconti delle sue esperienze fossero stati tradotti in immagini, ci troveremmo di fronte ad un film porno. Invece no, Pattie è una donna libera, molto intelligente e non particolarmente sexy. “C’è chi l’amore lo fa per noia, chi se lo sceglie per professione”, Pattie “né l’una né l’altra, lei lo faceva per passione”, avrebbe detto Fabrizio De André con la sua “Bocca di rosa”. Come Caroline, Pattie si rimette in discussione grazie al dialogo con un’interlocutrice che sembrava essere il suo opposto. “L’amore?” le dice ad un certo punto, “no, non è per me. Porta solo a legami pesanti e a delusioni. A me piace solo il sesso. Il sesso è piacere, è conoscenza”. Poi, arriva il demiurgo e ha le sembianze dell’inarrivabile André Dussollier, lo scrittore, forse il millantatore, l’uomo maturo, saggio, poetico ed elegante. La corazza di Pattie comincia a scricchiolare, anche se il suo resoconto dettagliato della notte brava con il fascinoso sessantenne ci ricorda che il fuoco che la anima non si è in alcun modo spento.

I fratelli Larrieu mi avevano già convinto e stupito con “Peindre ou faire l’amour” (“Incontri d’amore”) del 2005, coraggioso film sullo scambio di coppie, spinto, intelligente e mai volgare, che vedeva già impegnato uno strepitoso Sergi Lopez. Qui, sono andati oltre, realizzando un’opera senza capo né coda, ma pieno di verità. Al pubblico francese non è piaciuto, alla critica moltissimo.

Solita domanda finale: perché il titolo originale viene tradotto in inglese? "21 notti con Pattie" non andava bene?

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