Regia di Terence Young vedi scheda film
Messo in allarme dal parere di aurtom, tremavo nell'attendere la crudele apparizione della Hayworth nel tanto paventato suo decadimento fisico, incurante della vicenda che si dipanava sotto i miei occhi (aveva tutta l'aria d'un desolante film sui corsari realizzato con quattro soldi e parecchia trascuratezza). A dirla tutta, sulla cassetta avrebbe dovuto esserci "Inchiesta in Prima Pagina", ma i capricci dell'estate riservano ai palinsesti variazioni del tutto imprevedibili. Quando, infine, è apparsa sullo schermo, ho stentato a riconoscerla. Mi son anzi chiesto: "Che ci fa Ann Bancroft? Non c'era mica nei credits...". L'inclemenza del tempo: gonfia, un pò grinzosa, lo sguardo spento, intabarrata come una vecchia comare di un borgo isolato e sperduta, tanto sperduta. Avvilente. Come il film in effetti. Una pallida ballata triste su un vecchio pirata in cerca di sistemazione con velleità introspettive ed analitiche che nell'insieme non superano la buona volontà di partenza, ripiegandosi su sé stessi, in un deprimente abbandono scenografico (questo in ossequio al romanzo) e psico-caratteriale da cui i protagonisti non riescono ad evadere, né a risaltare. Una realizzazione da straccivendolo. Anthony si adatta bene, Rita si abbatte, Rosanna si rifugia nella follia del personaggio (regalandoci verso la fine anche uno spaurito sguardo in camera). Non voleva esser picaresco, ma nel tentativo di incanalarsi nei singoli drammi individuali (dopo un inizio di tutt'altro tenore), fallisce anche nell'altra prospettiva. I temi della giovinezza (perduta) e della senilità (che si vorrebbe perdere o quantomeno barattare) svaporano proprio quando gli accenni - apparsi in ritardo - avrebbero dovuto tramutarsi in solido costrutto. Troppo avanti per plasmare quanto desiderato.
Morricone non indovina la mistura giusta. Si sofferma, e dilunga eccessivamente, sul preponderante accento malinconico-western affogando la scena, così come punge troppo quando si butta su quello da thriller all'italiana.
Si cala misuratamente nella parte. E' l'unico al suo posto.
La sua ancora fresca bellezza e genuina prosperità accostate ad una Hayworth in difficoltà appaiono come un gesto di insensibile cattiveria. Esco fuori dal coro affermando che, pur entro certi limiti, non interpreta male la fanciulla che non si è riavuta dai traumi dell'infanzia.
Che choc! Ho provato una tenerezza infinita. Avevo voglia di prenderla per mano e portarla, io personalmente, via da lì.
Di non facile realizzazione, d'accordo, ma non indovina proprio nulla, né il taglio da adottare, né l'interazione tra i personaggi e neppure la giusta atmosfera.
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