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Silence

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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La recensione su Silence

di dibartolocritic
9 stelle

Quando il perché non è chiaro...

SILENCE di Scorsese, film snobbato dall’Award 2017 —

Review by Natalia Di Bartolo © dibartolocritic —

 

Leggi l'originale su operaeopera.com


Silence pare avere tutti i crismi per essere “il film della vita” di Martin Scorsese, come lui stesso ha dichiarato.

Profondo, meditato, gode di una sceneggiatura intelligentissima di Jay Cocks e dello stesso Scorsese, che coinvolge lo spettatore e lo pone di fronte anche alla propria personale spiritualità. Ondivago nei sentimenti, nell’interrogarsi sulla fede propria e su quelle del prossimo, trasportato abilmente dalla trama e dai suoi risvolti morali e religiosi, chi guarda avverte tutta la rabbia lanciata dal regista contro quelle prove di fede incrollabile che possono fare di un uomo, di un prete, in particolare, un carnefice anziché un salvatore.

Ci si trova a parteggiare per i giapponesi, ad ammirarne la severa, profonda razionalità anche nell’espressione religiosa e, nello stesso tempo l’apertura mentale di una civiltà che per altri versi, nel ‘600, epoca in cui il film è ambientato, era ancora del tutto medievale.

I giapponesi danno punti ai gesuiti, Scorsese dà punti al sentire spirituale di una chiesa cattolica presunta salvatrice tramite la conversione a tappeto di una popolazione impreparata.

Ne esce a testa alta la fede profonda, finalmente sentita nel silenzio. Meno bene ne esce quella fede assoluta basata sulle convenzioni e sugli oggetti, quando per non calpestare una tavoletta si immolano decine di vite.

Ma discutere sulle profonde ragioni che abbiano spinto a quello che sembrerebbe essere il testamento spirituale di Scorsese, certamente il risultato di una vita d’esperienza e di meditazione, pur mediate dal romanzo di Shûsaku Endô, sarebbe in questa sede troppo lungo, complicato e forse irrimediabilmente di parte.

Ci si limita allora a sottolineare un tira e molla di grande impatto emotivo, che ovviamente ciascuno può applicare ai personaggi, al regista ed a se stesso, nel godere comunque un gran film, di ampio respiro sotto ogni aspetto, nonostante alcuni momenti di lentezza.

Un film di altissimo livello, da vedere forse anche rivedere, perché all’interiorità del tema si unisce la bellezza estetica e dunque difficile da godere appieno tutto insieme.

 

Appare strano come sia stato decisamente snobbato dall’Academy per gli Oscar al miglior film 2017, attribuendogli una candidatura solo per la migliore fotografia a Rodrigo Prieto. E’ bellissima, infatti, splendidi sono la nitidezza dei paesaggi, la pulizia delle immagini, le inquadrature certamente mediate anche dai film giapponesi, di Kurosawa per primo; così come le scene, le ricostruzioni e i costumi di Dante Ferretti.

Interessante il protagonista Andrew Garfield, candidato all’Oscar 2017 quale miglior attore con La battaglia di Hacksaw Ridge di Mel Gibson, affiancato da Adam Driver e da un sofferto Lian Neeson e da uno stuolo di ottimi attori dagli occhi a mandorla. 

 

A parte il parere dell’Award, se ne consiglia comunque la visione, attribuendo un cinque stelle quasi piene a questa magnifica opera cinematografica.

 

Natalia Di Bartolo © dibartolocritic

 

Leggi l'originale su operaeopera.com

 

 

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