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Un'ombra nell'ombra

Regia di Pier Carpi vedi scheda film

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La recensione su Un'ombra nell'ombra

di undying
7 stelle

Un film volutamente criptico, sfumato e confuso tra luce e tenebra. Orchestrato da un illuminato scrittore, dedicatosi solo in un paio di circostanze alla regia. Un inno -iconoclasta data l'epoca- alla superiorità femminile, quindi al nero, alla notte, alla fonte di vita.

 

Quattro donne, in passato, hanno stipulato un patto satanico ed ora, viste le conseguenze sulla discendenza, vorrebbero rimediare. Due di loro hanno avuto una figlia, probabilmente concepita dal Demonio stesso, ma mentre una delle fanciulle, Annalisa, si toglie la vita l'altra, Daria (Lara Wendel), manifesta poteri paranormali e sembra essere intenzionata a perseguire il Male. Uccide infatti, mediante arti magiche, un compagno di scuola e impone alla maestra di gettarsi nel vuoto dall'edificio scolastico. Il gruppo di sataniste ricorre allora all'aiuto di un sacerdote (John  Phillip  Law) proprio nel momento in cui questi rinuncia ai voti.

 

"I due principi, il Bene e il Male, il Bianco e il Nero, si cambattono sin dall'inizio del Mondo. Dall'epoca in cui si credeva nello Zoroastro bianco, il Dio buono, e nello Zoroastro nero, il Dio cattivo. Ma chi ci dice che il bianco sia buono e il nero cattivo? Il Dio bianco vuole dall'uomo supina obbedienza, quindi gli impone l'ignoranza. Il Dio nero vuole dare all'uomo la conoscenza e per questo viene dannato dal Dio bianco. Come Prometeo che svelo' all'uomo il segreto del fuoco. Lucifero vuol dire apportatore di luce, e sotto le spoglie del serpente indusse Eva a mangiare il frutto dell'albero della conoscenza. Eva, non Adamo, perché egli rivolge la sua attenzione alle donne che, nel disegno della vita, sono il principio attivo." (Il professore, interpretato da Ian Bannen)

 

"Io sono cattiva. Almeno per il significato che date a questa parola. Parola che non ha alcun senso, per coloro che sanno." (Daria / Lara Wendel)

 

Nei primi Anni '70 sulla scena editoriale usciva la rivista a fumetti Horror, caratterizzata anche da interventi e servizi sul cinema a cura di Luigi Cozzi (regista che sul finire del millennio, per la Profondo Rosso edizioni, tenta di riportarla nelle edicole). Il fondatore del progetto è proprio Pier Carpi, assieme a quell'Alfredo  Castelli che poi darà origine al celebre fumetto di Martin Mystère. Pier Carpi è stato molto attivo in ruolo di scrittore, gravitando sempre nei dintorni del mistero e della magia. E proprio da due suoi libri, in veste di regista e sceneggiatore, realizza due titoli: Povero Cristo (1975) e questo interessante, e in parte purtroppo dimenticato, Un'ombra nell'ombra (1979), film che rispetta -formalmente- lo stile grafico dei fumetti riportati su Horror, a cominciare dalla presenza di belle donne, spesso nude. Ma di un nudo mai volgare o finalizzato all'erotismo, quanto puramente decorativo e quindi di pregevole aspetto. Perché il corpo femminile (in un film non a caso "matriarcale" come questo) è sempre superiore per grazia, e quindi esteticamente più apprezzabile alla vista. Infatti -cosa oggi impensabile e impraticabile- nel film viene offerto un nudo integrale (con due dettagli sui già turgidi e sviluppati capezzoli) di Lara Wendel, all'epoca quattordicenne protagonista femminile nei panni di Daria, qui novella Reagan McNeil (perché è all'Esorcista, come modello, che Pier Carpi sembra guardare). Nudo integrale di una minorenne che sta di fronte al seno esposto, in tutta la sua magnificienza, della ben più matura ma sempre piacente Anne Heywood (nel film interpreta la madre Carlotta). Ma sarebbe un errore, imperdonabile, anche se solo in risposta all'incipit con una Carmen Russo -nuda nata e con veletta sul pube- che sfrega un aiutante ballerino, ritenere che a Pier Carpi importasse dare un taglio erotico al prodotto. In aggiunta al nutrito -maturo ma affascinante- gineceo che annovera Marisa Mell (ad un passo dalle future luci rosse), Irene Papas e Valentina Cortese, Pier Carpi antepone fresche bellezze tipo Dirce Funari, Sonia Viviani e Silvia Dioniso. Presenze purtroppo subliminali e di contorno nella versione circolante, probabilmente a causa di sforbiciate inclementi (pare opera del produttore Piero Amati) che ne hanno compromesso in parte il contenuto stesso. Anche se -come già sottolineato- al regista non interessa il sesso. Interessa, invece, il tema del Mystero, l'eterno contrasto tra forze bianche e nere, come sottolinea in un incisivo dialogo che attribuisce al Male la stessa importanza -nonché necessità- del Bene. Un'ombra nell'ombra è dunque un raffinato dramma, messo in scena nel contesto tipico dei già citati fumetti horror italiani, dove la donna -sorta di duplice entità, spesso senza vestiti- rappresenta entrambi gli aspetti di una forza sovrastante e sfuggente alla comprensione umana, quello positivo e il suo opposto. La sensibilità dell'autore dona ad ogni sequenza un taglio surreale e quasi onirico, arrivando a dare dignità persino ad alcune scene limitrofe ad oltrepassare il buon gusto (il già citato nudo della minorenne Wendel). Il film, ovviamente, segue un percorso impopolare e tutt'altro che di facile approccio, ottenendo infatti ben poco gradimento al botteghino. Nonostante tutto riesce a raggiungere livelli di rara poesia, in questo aiutato dalla costante presenza di una colonna sonora che sostiene il girato, opera del sempre ispirato e bravissimo Stelvio Cipriani, qui probabilmente supportato da Claudio Simonetti come certificano certe sonorità pressoché identiche a quelle della soundtrack composta per la coeva versione italiana di Zombi. Un film da riscoprire in solitudine, nel silenzio di una stanza buia. Dopo avere spento la luce e, soprattutto, il cellulare. Quasi novanta minuti sono richiesti per lasciarsi trasportare in un mondo oltre l'accecante razionalità del nostro tempo. Pier Carpi ci invita ad abbandonare per un po' le opprimenti, irritanti, insopportabili luci del vivere quotidiano, in favore di più melodiche, suadenti, dolci e malinconiche ombre...

 

"Ha l'aspetto più sereno da morta... di quanto abbia mai avuto da viva." (Lena / Valentina Cortese davanti al feretro della piccola figlia, morta suicida)

 

 La fondamentale colonna sonora (a cura di Stelvio Cipriani e -n.c.- Claudio Simonetti)

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